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Pannello con dea alata e Petubasti Seh(er)ibra

Il pannello raffigura una cerimonia templare officiata da quello che sembra potersi identificare con Petubasti Seh(er)ibra, un principe locale ribelle alla dominazione persiana della XXVII dinastia noto tramite pochi documenti. Qui è identificabile grazie al cartiglio sopra cui è inginocchiato, che tramanderebbe una variante del suo prenome altrimenti documentato come Seheribra. Lavorato a traforo e un tempo arricchito da inclusi in vetro e/o altro materiale pregiato, questo pannello ligneo apparteneva a una cappella o a un arredo templare. Il sovrano, protetto dalle grandi ali di una dea, tiene nelle mani davanti a sé un canestro sormontato dall’occhio-udjat, “risanato”, e dal segno nefer, l’aggettivo che significa “bello” o “buono”, da offrire a una divinità templare. Seh(er)ibra è rappresentato in un gesto simile anche su uno stipite ligneo ora conservato al Louvre, forse dalla stessa cappella, dove regge un canestro sormontato dall’occhio-udjat e dai suoi due nomi di intronizzazione.

Informazioni aggiuntive

Questo tipo di offerte rituali si ripeteva ogni mattina all’interno dei numerosi templi egiziani, ed era il re, quale garante supremo in terra di Maat (verità, giustizia e ordine cosmico) e intermediario privilegiato tra il mondo umano e quello divino, a doverlo celebrare; non potendo svolgere tale funzione contemporaneamente in tutto il Paese, il sovrano si faceva sostituire in ogni santuario dal sommo sacerdote. La sua partecipazione al rito era comunque garantita dai rilievi parietali, dalle sculture, dagli elementi decorativi, come questo, presenti all’interno dell’area sacra, che lo raffiguravano al cospetto della divinità.


Pannello con dea alata e Petubasti Seh(er)ibra,

XXVII dinastia, regno di Petubasti Seh(er)ibra (520 a.C. circa)

Legno, 25,5 x 14,5 x 1 cm

Collezione P. Palagi (1860), già G. Nizzoli

MCA-Bologna, EG 289

Il pannello raffigura una cerimonia templare officiata da quello che sembra potersi identificare con Petubasti Seh(er)ibra, un principe locale ribelle alla dominazione persiana della XXVII dinastia noto tramite pochi documenti. Qui è identificabile grazie al cartiglio sopra cui è inginocchiato, che tramanderebbe una variante del suo prenome altrimenti documentato come Seheribra. Lavorato a traforo e un tempo arricchito da inclusi in vetro e/o altro materiale

pregiato, questo pannello ligneo apparteneva a una cappella o a un arredo templare. Il sovrano, protetto dalle grandi ali di una dea, tiene nelle mani davanti a sé un canestro sormontato dall’occhio-udjat, “risanato”, e dal segno nefer, l’aggettivo che significa “bello” o “buono”, da offrire a una divinità templare. Seh(er)ibra è rappresentato in un gesto simile anche su uno stipite ligneo ora conservato al Louvre, forse dalla stessa cappella, dove regge un canestro sormontato dall’occhio-udjat e dai suoi due nomi di intronizzazione.

Questo tipo di offerte rituali si ripeteva ogni mattina all’interno dei numerosi templi egiziani, ed era il re, quale garante supremo in terra di Maat (verità, giustizia e ordine cosmico) e intermediario privilegiato tra il mondo umano e quello divino, a doverlo celebrare; non potendo svolgere tale funzione contemporaneamente in tutto il Paese, il sovrano si faceva sostituire in ogni santuario dal sommo sacerdote. La sua partecipazione al rito era comunque garantita dai rilievi parietali, dalle sculture, dagli elementi decorativi, come questo, presenti all’interno dell’area sacra, che lo raffiguravano al cospetto della divini

Provenienza: Egitto: località ignota. Collezione P. Palagi (1860), già G. Nizzoli
Datazione: XXVII dinastia, regno di Petubasti Seh(er)ibra (520 a.C. circa)
Materiale: legno
Dimensione: 25,5 x 14,5 x 1 cm
Numero di inventario: EG 289

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