Con il quinto appuntamento della rassegna "INCONTRI&arrivi", viene presentato il frutto di tre anni di acquisizioni, doni, depositi di opere dei Musei Civici d’Arte Antica. Un’ attività che ha avuto risultati particolarmente importanti, poiché ha permesso di arricchire, anche con piccole ma significative cose, molte delle sezioni tematiche esistenti. Così, per il Museo Civico Medievale, l’ importantissimo corpus di scultura medievale è stato integrato dal deposito di due formelle con l’ Agnus Dei del XIII secolo, preziose reliquie dell’ antico convento di Santa Cristina di via Fondazza, mentre il fondo dei codici miniati può oggi vantare alcune opere certamente attribuibili ad autori attivi a Bologna, ma che finora non erano rappresentati nelle raccolte del museo (Nerio, degli inizi del secolo XIV, ed il tardogotico Cristoforo Cortese). La più importante raccolta esistente di scultura barocca bolognese, vanto del Museo Davia Bargellini, viene a sua volta arricchita da una terracotta di nudo maschile sdraiato (raro esempio di terracotta di soggetto non sacro) di Ercole Lelli, uno dei più controversi artefici del Settecento ed ingegno poliedrico--archibugiere, docente d’ anatomia, pittore, scultore, architetto e coniatore--noto soprattutto per le cere anatomiche dell’ Istituto delle Scienze e per i due spellati del Teatro Anatomico dell’ Archiginnasio. La peculiarità delle Collezioni Comunali d’ Arte come quadreria cittadina, quindi sede eletta delle memorie legate alla città, viene infine ulteriormente valorizzata dall’ acquisto di bozzetti, disegni e studi collegabili ad opere presenti a Bologna. La raccolta di opere di Pelagio Palagi, cui è stata di recente dedicata un’ intera sala del museo, si arricchisce infatti di due deliziose ed inedite tempere su carta di soggetto napoleonico (tra le pochissime legate alla storia contemporanea di un artista il cui impegno politico era peraltro ben noto). Per quanto riguarda i bozzetti e gli studi per opere conservate nei principali monumenti della città, sono stati invece acquisiti due disegni di Ubaldo Gandolfi (la Santa Costanza poi realizzata per il Conservatorio del Baraccano e il Buongoverno, studio per gli affreschi del palazzo del Rettorato). Particolarmente significativi i due rarissimi bozzetti di Giacomo Antonio Boni, della prima metà del Settecento, relativi a due delle tre storie di Celestino V e il suo gran rifiuto, studi preparatori ad olio degli affreschi successivamente realizzati nella volta della chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini.
Molte di queste opere sono dono di privati: in alcuni casi, si è trattato di un dono per la concessione d’ uso di sale del palazzo pubblico per particolari manifestazioni. Un esempio da seguire, che rinnova la tradizione -- assai forte fino a tempi recenti-- di cospicue donazioni ai musei cittadini che hanno contribuito ad incrementare in maniera significativa il ricchissimo patrimonio esistente.