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In Museo / Le sale espositive / Sala 6 - Il Farinelli e l'Opera italiana del Settecento

L’opera italiana diventa protagonista nella sala 6, dedicata al Settecento e al celebre cantante castrato Carlo Broschi detto Farinelli.
Il suo immenso ritratto a grandezza naturale, ad opera di Corrado Giaquinto nel 1755, campeggia sul camino della sala.
Effigiata a grandezza naturale, la figura del cantante insignito dell’ordine di Calatrava appare come un condensato di radiosa eleganza. Il portamento è altero, il volto sereno, fermo, benigno. La messinscena illusionistica compone l’immaginario col reale: i sovrani spagnoli Ferdinando VI e Maria Barbara di Braganza, benefattori del Farinelli, non sono presenti di persona bensì in effigie; dalla penombra il pittore sbircia l’effetto che farà sopra l’osservatore lo scenografico colpo d’occhio.
Il dipinto faceva parte della ricca quadreria posseduta dal Farinelli – amicissimo di padre Martini – nella sua villa di Bologna, in cui si ritirò a vita privata al rientro dal lungo periodo trascorso a Madrid (1737-1759), dove aveva avuto mansioni non solo musicali ma anche teatrali, amministrative, diplomatiche.
Nella sala sono esposti i ritratti di altri cantanti dell'epoca e celebri compositori, Giuseppe Aprile ritratto da Crescimbeni, Riccardo Broschi fratello di Farinelli ritratto da Antonio Crespi, e poi Jommelli, Scarlatti, Cafaro, Porpora, Paisiello e tra tutti Antonio Vivaldi.
Una selezione di libretti d'opera testimonia la grande produzione dell'epoca Artaserse, Ifigenia in Aulide, Mitridate...
Altro importante protagonista della sala il modellino ligneo del Teatro Comunale di Bologna realizzato da Antonio Galli Bibbiena nel 1756.

Le decorazioni

Già nel corso del Settecento i nobili bolognesi avevano mostrato sensibilità e interesse per le civiltà lontane, facendo decorare in più occasioni le proprie residenze con richiami turcheschi o cinesi o con ogni tipo di esotismo. Anche nel periodo Neoclassico, quando il rapporto con l’antico si fa più consapevole, non mancano suggestioni esotiche e gusto per lo sconosciuto che, con toni leggeri e variati, dialogano sulle pareti con elementi di culture lontane nel tempo.
In questa sala detta "all'orientale", le mezzelune, le collane di perle di vetro, gli insoliti lampadari a campana con punte a pagoda e le figure femminili acconciate all’orientale con ombrellini e ventaglio, danno un tocco di ricercatezza asiatica che si ricollega alle mode e ad una passione per l’Oriente che aveva trovato la sua massima espressione nella Dacia personale della regina Caterina II a Oranienbaum, in Russia.
In quella residenza imperiale estiva, le cineserie non erano solo il frutto di un’epoca vivace in cui la noia era bandita, ma della fantasia di artisti italiani che, insieme a Serafino Barozzi, avevano contribuito a quella impresa fin dal 1762 con i loro disegni e cartoni, immaginando un mondo lontano mai visto.
La pittura prettamente ornamentale di questa sala è ancora legata alla tradizione decorativa settecentesca, che è alla base della formazione del Barozzi, eppure rivela allo stesso tempo le novità di quell’esperienza russa. Anche la finta architettura appare alleggerita e sganciata dalle complessità della quadratura prospettica, e sembra volersi ispirare alla grazia del gotico fiorito. Le finestre polilobate a sesto acuto decorate in alto, ricordano le linee di un polittico del Quattrocento e sembra che siano lì per far entrare la luce dall’alto, come dal claristorio di una cattedrale. Insieme a fiori, piante, tendaggi e veli trasparenti, tutto qui sembra voler conferire un senso di leggerezza e vivacità all’insieme.

Dove

Sale espositive | Sala 6 - Il Farinelli e l'Opera italiana del Settecento