Il grande salone X, già sede dell'Ospedale nell'Antico Palazzo della Confranternita della Morte, raccoglie ora le importanti testimonianze della civiltà etrusca di Bologna e territorio.
Informazioni aggiuntive
Le sale Xa, X e Xb accolgono le antichità etrusche scavate a Bologna e nei suoi dintorni fra la metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, stagione in cui il convergere degli interessi scientifici e del fervore di rinnovamento urbanistico portò a scoperte del tutto eccezionali per quantità e qualità.
Per quanto riguarda le fasi villanoviana e orientalizzante la documentazione esposta appartiene quasi totalmente all'ambito funerario; unica eccezione è costituita dallo straordinario complesso noto come "ripostiglio di San Francesco", deposito di un fonditore costituito da un grande vaso in cui erano ordinatamente stivati più di 14.000 oggetti in bronzo.
L'ala del grande salone X dedicata ai reperti della Bologna di fase felsinea o "Certosa" è la parte del Museo che meglio conserva l'aspetto dell'originario allestimento, tanto per la disposizione delle vetrine, quanto per l'ordinamento degli oggetti e rappresenta perciò uno dei rari esempi ancora esistenti di museografia ottocentesca italiana.
Gli affreschi che decorano le pareti del salone X riproducono alcune pitture tombali etrusche; furono realizzati poco prima dell'inaugurazione del 1881 su idea e iniziativa di Giovanni Gozzadini, per il quale le immagini pittoriche alle pareti avrebbero dovuto sia "descrivere" visivamente l'uso di quelle suppellettili che erano esposte nelle vetrine della sala, sia fornire un supporto didattico nell'insegnamento universitario dell'archeologia etrusca. La loro realizzazione fu affidata al pittore bolognese Luigi Busi.