Introduzione
La civiltà etrusca - che nella fase più antica è denominata "villanoviana"- si sviluppò a partire dalla fine del X - inizi del IX sec. a. C. in Toscana, nel Lazio a nord del Tevere (Etruria Tirrenica), in Emilia-Romagna (Etruria Padana, con i territori di Bologna e Verucchio) e in Campania (Etruria Campana, nel Salernitano). Il termine "villanoviano" deriva da Villanova di Castenaso (Bologna), località in cui nel 1853 il conte Giovanni Gozzadini rinvenne per la prima volta tombe attribuibili a questa fase, caratterizzate dal rito della cremazione entro vaso biconico. Tombe simili si rinvennero di lì a poco nei principali siti dell'Etruria Tirrenica, evidenziando l'esistenza di una cultura uniforme, estesa principalmente fra i corsi dell'Arno e del Tevere, con proiezioni verso la Campania a sud e la Pianura Padana a nord. Nel Bolognese, con l'inizio della prima Età del Ferro (IX sec. a.C.) si verifica un notevole aumento della popolazione, con la nascita di nuovi insediamenti, costituiti da villaggi di capanne, affiancati da un'area distinta, utilizzata per le sepolture (necropoli). La base economica della comunità etrusca bolognese derivava principalmente dall'agricoltura, integrata da attività quali l'allevamento del bestiame, la caccia e la pesca. Importante era anche la produzione artigianale, svolta in parte in ambito domestico, in parte in vere e proprie officine. Fra le attività artigianali specializzate aveva un'assoluta preminenza quella della metallurgia. La posizione geografica di Bologna, al centro di importanti vie di comunicazione sud-nord, fece sì che il centro rivestisse un'importanza crescente nei contatti fra l'area centro-italica - in particolare l'Etruria tirrenica - e l'Europa transalpina. Il controllo di questi itinerari, unito al possesso di vaste proprietà terriere, costituiva la base della ricchezza e del potere delle grandi famiglie aristocratiche di Bologna villanoviana.