Introduzione
I Romani, dopo aver occupato l'Emilia Romagna, pianificarono la completa riorganizzazione del territorio con la fondazione di grandi città, il tracciamento di una efficace rete stradale e la creazione di un nuovo ordinamento agricolo, la centuriazione, ponendo attenzione particolare alla regimentazione delle acque. I terreni di pianura furono ripartiti con regolarità geometrica in maglie quadrate di 710 m di lato (centuria) e appezzamenti di 50 ettari, che nel bolognese furono suddivisi tra le 3000 famiglie di coloni giunti dall'Italia centrale per popolare la nuova area conquistata. Questa suddivisione, costituitasi in età repubblicana si consolidò in età augustea ed è ancora in parte visibile nelle campagne. Sorsero borghi e villaggi in posizioni strategiche, ma il popolamento fu caratterizzato soprattutto da un insediamento sparso con singoli edifici dislocati capillarmente nella campagna, ville rustiche che comprendevano una parte padronale e una destinata alle attività lavorative mentre a ridosso della città sorsero ville suburbane, abitate da persone benestanti, che arricchirono le loro dimore con mosaici pavimentali, pitture parietali e le dotarono di servizi ma anche di piccole terme private. A questi insediamenti corrisposero anche piccole aree di necropoli o sepolcri isolati. Nelle collezioni del museo si segnalano materiali che provengono dalla zona di San Pietro in Casale e da Claterna. Claterna, municipio romano, si sviluppò ai lati della via Emilia che ne costituì il decumano. La città divenne un fiorente centro agricolo e di traffici fra Imola e Bologna raggiungendo un notevole benessere in età augustea per decadere, fino all'abbandono, tra il III e il IV sec. d.C.