Introduzione
In epoca romana il vasellame per uso domestico raggiunse un elevato grado di specializzazione: in ogni casa esistevano infatti recipienti per trasportare, conservare, preparare, cucinare e servire gli alimenti, realizzati in ceramica e in bronzo. Le stoviglie da cucina erano prevalentemente in ceramica comune. Si tratta di vasellame di artigianato corrente, prodotto in fabbriche vicine al luogo di consumo, che rispondendo ad esigenze pratiche d'uso, presenta forme che si mantengono inalterate per molti secoli. Tra le forme più documentate si trovano il tegame, la pentola, l'olla, il piatto, la coppa, il bicchiere, la brocca e la bottiglia. Il vasellame usato durante i banchetti, nelle ricche famiglie romane, era invece in ceramica pregiata: si tratta per lo più di servizi composti da vassoi, piatti, bicchieri, coppe e coppette. Fra la ceramica fine era particolarmente diffusa la "terra sigillata", detta anche "ceramica aretina" dal centro di produzione più famoso, Arezzo, attivo dall'epoca augustea al I sec.d.C. Questo vasellame da mensa, caratterizzato da una vernice rosso corallina brillante su una argilla rosata, poteva essere liscio o impreziosito da elementi decorativi, riprodotti in serie, impressi o a rilievo (sigilla). Nelle cucine e sulle mense erano presenti anche stoviglie in bronzo, naturalmente più costose di quelle fittili e talvolta finemente decorate.