Introduzione
Nel corso della sua storia plurimillenaria, l'Egitto manifesta un legame indissolubile con la scrittura; ogni monumento, anche il più piccolo oggetto, rappresenta una superficie idonea ad accogliere un testo scritto in geroglifico, ieratico, demotico o copto. La scrittura geroglifica, comparsa verso la fine del IV millennio, è fondata su un sistema complesso comprendente segni fonetici, che corrispondono a una o più consonanti, ideogrammi, che suggeriscono nel lettore l'idea di un oggetto concreto o di un concetto astratto, e determinativi, che concludono le parole specificandone l'ambito di appartenenza (ad. es. uomo, donna). Quasi contemporanea è un'altra grafia, la ieratica, che tracciata prevalentemente su papiro, cocci di terracotta, tavolette di legno, rappresenta il "corsivo" del geroglifico al quale si sostituisce negli usi quotidiani e privati, sacrificandone l'aspetto pittografico, a favore della velocità di scrittura. Senza subire particolari cambiamenti, le due scritture convivono per molti secoli fino a quando, agli inizi della XXVI dinastia (664-630 a.C.), compare il demotico. I caratteri geroglifici continuano a essere utilizzati per le iscrizioni monumentali, mentre sono redatti in ieratico solo i testi religiosi (ieratico significa sacro) e il demotico diviene così la scrittura dell'amministrazione pubblica e dei documenti privati. Queste tre scritture consonantiche continuano a essere utilizzate anche dopo le conquiste greca (332 a.C.) e romana (30 a.C.): l'ultima iscrizione demotica risale infatti al 473 d.C. Al diffondersi del Cristianesimo in Egitto, nel I sec. d.C., fa la sua comparsa il copto, che utilizza l'alfabeto greco e sette segni speciali derivanti dal demotico, per tradurre i testi sacri in egiziano; per la prima volta, l'antico egiziano viene allora scritto anche nella sua parte vocalica.