Gli scavi della necropoli di San Vitale (1915) (Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Quando nel 1907 muore improvvisamente Edoardo Brizio, l’allievo ed amico Gherardo Ghirardini, è chiamato a succedergli sulla cattedra universitaria, come Soprintendente e come Direttore del Museo, cariche che terrà fino alla morte.
Tre sono, secondo Ghirardini, le condizioni essenziali per la crescita di un’archeologia nazionale: “le scuole, i musei, gli scavi”. Ed è nel riordino degli insegnamenti di materia antichistica e l’istituzione di cattedre specialistiche che Ghirardini individua la svolta verso una definitiva strutturazione scientifica della materia e la formazione di un corpo organico di professionisti dell’archeologia, siano essi docenti o funzionari attivi nelle soprintendenze e nei musei. È con lui che la Paletnologia entra ufficialmente nell’ordine degli studi dell’Università di Bologna.
Per l’archeologia bolognese Ghirardini è legato in particolar modo allo scavo di due necropoli che documentano per la prima volta la fase più antica della cultura villanoviana: San Vitale nel 1913; Savena nel 1919. A causarne la scoperta sono i lavori collegati all’espansione edilizia della periferia e alla realizzazione della ferrovia direttissima Bologna-Firenze. Uno dei quartieri in espansione è quello della Cirenaica, così chiamata in onore della Libia appena conquistata. Qui, durante la costruzione di caseggiati popolari, vengono fortuitamente alla luce le prime tombe della necropoli di San Vitale. Le indagini archeologiche, Iniziate come un intervento di emergenza, si trasformano - con qualche conflitto con i gestori dell’attività edilizia - in uno scavo il più possibile estensivo, condotto con metodi di documentazione esemplari, grazie anche agli assistenti Zauli e Proni. Oltre ai rilievi, dello scavo esiste una straordinaria documentazione fotografica, trincea per trincea e tomba per tomba.