Luigi Ferdinando Marsili

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Cadetto di una nobile famiglia bolognese, dopo un’iniziazione non accademica alle scienze naturali, Marsili si indirizza ben presto alla carriera militare e diplomatica alla corte di Leopoldo Primo di Asburgo. L’idea che unifica il suo essere soldato e uomo di scienza è che politica e arte della guerra debbano essere fondate su una solida conoscenza geografica, storica, antropologica dei territori.
Durante la guerra contro i Turchi, Marsili viene fatto prigioniero e venduto come schiavo. Segue così la grande massa dell’esercito turco fin sotto le mura di Vienna, testimone dal campo avversario del grande assedio del 1683 e della sconfitta del Gran visir. Dopo numerose traversie, riuscirà infine ad essere riscattato dalla famiglia.
Tornato in servizio, la sua carriera militare subisce una brusca battuta d’arresto per una sconfitta nel corso della guerra di successione spagnola nel 1703. Prevale allora l’antica passione per la scienza, coltivata anche durante gli anni della vita militare, quando aveva continuato a raccogliere materiali e a compiere osservazioni naturalistiche, accarezzando il sogno di realizzare nella sua patria un luogo pubblico deputato alla ricerca, sull’esempio delle Accademie europee.
Il progetto prende corpo fra il 1711 e il 1714: Marsili dona alla città le sue raccolte di libri, strumenti, oggetti naturali, oggetti di “antica erudizione” e spinge il Senato bolognese alla creazione dell’Istituto delle Scienze, un luogo che mette a disposizione degli studiosi spazi e strumenti per esercitare la scienza sperimentale. Collocato in Palazzo Poggi, l’Istituto è dotato di osservatorio astronomico, laboratori, officine, stamperia.
Vi sono poi stanze-museo dove, per la prima volta, le antichità trovano un loro spazio autonomo: la stanza dell’antica erudizione.