Lo sgabello in avorio dai Giardini Margherita (Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Nelle terre dei Rasna
Con un cantiere di restauro aperto al pubblico nei giorni 2 e 3 ottobre 2024, ha preso avvio il progetto di salvaguardia e valorizzazione di un raro sgabello in avorio, tra i più importanti reperti dell’antica Bologna etrusca, appartenente alle collezioni del Museo Civico Archeologico di Bologna.
L’intervento nasce dalla collaborazione culturale con il Rotary Club Bologna Est in occasione dei 60 anni dalla sua fondazione.
Il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna e il Rotary Club Bologna Est sono lieti di annunciare un accordo di collaborazione per il restauro e la valorizzazione di un reperto prezioso e unico, appartenente alle collezioni del museo: uno sgabello in avorio datato alla fine del VI secolo a.C., raro esempio di manufatto con funzioni di rappresentanza nell’ambito della società etrusca.
Il progetto Nelle terre dei Rasna - a cura scientifica di Federica Guidi e Marinella Marchesi, archeologhe del museo felsineo diretto da Paola Giovetti - è iniziato mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre 2024 con due giorni di cantiere aperto al pubblico, per proseguire con una serie di attività di restauro, indagine e ricostruzione virtuale che consentiranno di conoscere l’oggetto e il suo contesto archeologico con una narrazione più stimolante e coinvolgente nel rispetto del rigore metodologico.
Il Museo Civico Archeologico di Bologna è riconosciuto come uno degli Istituti museali più importanti per la conoscenza della civiltà dei Rasna, il nome in cui i popoli Etruschi si riconoscevano. Le sue raccolte comprendono una ricchissima documentazione derivante sia dalla raffinata tradizione collezionistica di antichità propria della storia culturale della città, sia soprattutto dalle testimonianze archeologiche rinvenute durante le campagne del XIX e XX secolo che hanno messo in luce il passato etrusco di Bologna, quella Felsina sviluppatasi tra IX e IV secolo a.C. e definita da Plinio il Vecchio “princeps Etruriae”.
Lo sgabello in avorio, oggetto dell’intervento di restauro, è parte del ricco corredo rinvenuto in una tomba etrusca portata alla luce nel 1887 dall'archeologo Edoardo Brizio (Torino, 1846 - Bologna, 1907) nel parco dei Giardini Margherita, in occasione dei lavori di sistemazione per accogliere i padiglioni dell’Esposizione Emiliana nel 1888. Già in precedenza l’area aveva restituito 172 tombe di epoca etrusca e, dopo lo scavo di Brizio, le indagini archeologiche proseguirono fino agli anni 80 del XX secolo, per restituire complessivamente oltre 230 tombe databili tra la seconda metà del VI e gli inizi del IV secolo a.C.
Mentre sono piuttosto frequenti le attestazioni in epoca etrusca di piccoli mobili in legno come sedili o tavolini, la scelta dell’avorio come materiale di costruzione rende questo elemento un reperto di eccezionale rilevanza nel panorama non solo dell’area bolognese ma dell’Etruria in generale. La manifattura particolarmente preziosa ha indotto a formulare la suggestiva ipotesi che si tratti di una sella curulis, il sedile pieghevole su cui sedevano i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. L’oggetto potrebbe dunque essere stato deposto nella sepoltura funebre per ricordare una carica magistratuale ricoperta dal defunto all’interno della comunità civica bolognese.
Lo sgabello è formato da due coppie di zanne di elefante incrociate, fissate fra loro con perno metallico; nella parte superiore le zanne sono raccordate da due traverse, sempre in avorio, cui doveva essere fissata la seduta, che purtroppo non si è conservata. Sono presenti tre dei quattro piedini originali, in bronzo.
Il reperto è stato restaurato nel 1984 ma i progressivi segni di degrado, dovuti alla delicatezza del materiale, hanno reso necessaria la programmazione di un nuovo intervento conservativo con le più recenti tecnologie del restauro archeologico, unitamente alla progettazione e realizzazione di un nuovo e più idoneo supporto in sostituzione di quello attualmente in uso. La conclusione dei lavori è prevista per la primavera 2025.
In occasione del trasferimento del manufatto dal Salone Etrusco del museo, dove si trova esposto, al laboratorio di restauro della ditta Kriterion, mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre 2024 dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00 il pubblico potrà assistere alle operazioni di documentazione e smontaggio e avere un momento di informazione e scambio con le restauratrici Isabella Rimondi, Silvia Ferucci e Elena Betti, disponibili a rispondere a domande e curiosità.
Il progetto Nelle terre dei Rasna prevede inoltre la realizzazione di una postazione multimediale in lingua italiana e inglese che racconta il reperto in relazione al suo contesto storico e culturale di rinvenimento, con l’obiettivo di rendere l’esperienza di visita e fruizione museale ancora più inclusiva, accessibile e interattiva. L’apparato digitale, ideato e sviluppato da Publics ICC, sarà fruibile dalla primavera 2025.
La realizzazione di un ambiente digitale interattivo consentirà al pubblico di entrare virtualmente all'interno della tomba etrusca e di cimentarsi nel riordino dei reperti interpretando la configurazione originale del sito funerario. La ricostruzione, ideata e sviluppata secondo i principi del gaming e dell'edutainment, permetterà agli utenti di scoprire gradualmente i segreti del corredo funerario e di acquisire informazioni storico-archeologiche dettagliate sui singoli reperti. Questi ultimi, accuratamente digitalizzati in versione tridimensionale grazie all’utilizzo di scanner professionali a luce strutturata, non fungono solo da attivatori e diffusori di conoscenze, ma consentono anche di assolvere alle esigenze di tutela e conservazione dei beni museali.
L’esperienza digitale, liberamente fruibile attraverso uno schermo touch posizionato al lato della teca che custodisce i reperti originali, includerà anche un video-racconto delle fasi del restauro dello sgabello in avorio, documentato in ogni dettaglio. Il filmato illustrerà le delicate operazioni necessarie per consolidare la struttura di questo raro e delicato oggetto, sottolineando l'importanza della conservazione del patrimonio storico.
Il Rotary Club Bologna Est ha scelto il Museo Civico Archeologico di Bologna per celebrare la ricorrenza del 60° anniversario dalla sua fondazione. Nel corso della sua lunga attività il Club ha posto una costante attenzione a progetti di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale della città, contribuendo a importanti interventi quali il restauro del modello in cera della Venerina esposta al Museo di Palazzo Poggi, il restauro e riapertura al pubblico dell’Oratorio di Santa Maria della Vita e il restauro del Baldacchino della Madonna del Rosario nella Basilica di San Domenico. In occasione del cinquantenario, nel 2014 il Bologna Est si è fatto carico del restauro conservativo del Bacile Longobardo nel Cortile di Pilato, all’interno del Complesso monumentale di Santo Stefano.
Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna, dichiara: “Il progetto di collaborazione culturale con il Rotary Club Bologna Est sul restauro e la valorizzazione dello sgabello in avorio è un esempio virtuoso di progettualità condivisa tra pubblico e club service in nome della ricerca, conservazione, condivisione del patrimonio culturale”.
Paola Giovetti, direttrice Museo Civico Archeologico di Bologna, aggiunge: “Siamo lieti di presentare al nostro pubblico e soprattutto ai cittadini di Bologna il progetto di restauro dello sgabello in avorio dalla tomba dei Giardini Margherita, uno dei reperti più eccezionali del Museo Archeologico, proveniente da uno dei luoghi più significativi della nostra città. Un ringraziamento particolare va al Rotary Bologna Est per la sensibilità nell’accogliere con entusiasmo la nostra proposta scientifica e nel consentire non solo il recupero e la conservazione di un bene così importante, ma anche la sua valorizzazione attraverso la postazione informatica”.
Infine Silvia Stefanelli, presidente in carica del Rotary Club Bologna Est, sottolinea: “Il Rotary Club Bologna Est, da sempre impegnato nella tutela e valorizzazione del patrimonio cittadino, in occasione infatti del 60° anno dalla fondazione del Club finanzia il progetto del restauro conservativo dello sgabello etrusco esposto al Museo Archeologico di Bologna. Il Rotary è esso stesso parte di questo “patrimonio condiviso” e deve, sempre di più, creare le occasioni per sviluppare il senso di appartenenza e la consapevole responsabilità che sottende alla cura dei beni e delle eredità comuni. Attraverso diverse iniziative culturali che si svolgeranno tra ottobre 2024 e marzo 2025 e la realizzazione di una postazione informatica, in sinergia con il Museo Civico Archeologico, Il Club contribuirà a trasferire alle generazioni future le vestigie del suo importante passato, coinvolgendo le scuole, le associazioni, le istituzioni e la cittadinanza nella conoscenza di questo pezzo unico in Italia, capolavoro etrusco datato alla fine del VI sec. a.C.”.