Museo Civico Archeologico di Bologna, anche per l’anno scolastico 2008/2009, ha attivato un progetto di collaborazione con l'Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali Turistici e della Pubblicità’ “Aldrovandi-Rubbiani”. Si è dato vita al “Progetto Indiana Jones: alla scoperta dei reperti archeologici” che ha visto la partecipazione di tre classi prime guidate dai rispettivi insegnanti.

Nel corso di tre incontri, che si sono svolti in museo, i ragazzi hanno scoperto le principali fasi del lavoro dell’archeologo ed hanno potuto sperimentare in prima persona la sequenza delle operazioni che conducono all’esposizione dei reperti all’interno di un museo. In particolare hanno potuto capire come anche dall’analisi di materiali apparentemente poco significativi si arrivi a ricostruire i modi di vita e tanti aspetti della realtà antica.

Dopo un’introduzione su cosa è oggi lo scavo archeologico, su come viene condotto, sull’importanza che i reperti rimangano legati al contesto da cui provengono, i ragazzi hanno eseguito, guidati dal personale del museo, alcune delle operazioni di base che vengono effettuate sui reperti per permetterne lo studio, la conservazione e l’esposizione in museo. Il materiale prescelto proviene dagli scavi nel Quartiere fieristico, condotti dal Museo Civico Archeologico di Bologna negli anni ‘70, che misero in luce un vasto abitato etrusco di età villanoviana, databile fra il IX e l’VIII secolo a.C.

Ai ragazzi, divisi in gruppetti, sono state affidate alcune casse contenenti materiale ceramico in frammenti già lavato. In primo luogo i ragazzi hanno individuato i materiali significativi, ossia quei frammenti che permettono di risalire alle forme intere, o che conservano decorazioni particolari. A questo punto hanno redatto delle schede preliminari (schede di cassa) descrittive di gruppi di materiali, riconoscendone anche la provenienza stratigrafica. Hanno poi verificato l’eventuale presenza di parti di uno stesso reperto, provvedendo a un primo incollaggio utilizzando cerotto “di carta” (micropore).

Alcuni di questi oggetti sono stati successivamente sottoposti a restauro dagli addetti del Museo, che hanno spiegato ai ragazzi i principi fondamentali e le tappe del restauro archeologico, relativamente agli oggetti in ceramica. Particolare interesse ha suscitato nei ragazzi la spiegazione relativa alle tecniche di integrazione delle parti mancanti dei vasi.

Infine ogni gruppo ha selezionato uno o più oggetti significativi, ne ha compreso la funzione, ne ha redatto una scheda inventariale e successivamente si è cimentato nella composizione della didascalia dell’oggetto cercando di trasmettere quanto compreso, in modo semplice, ad eventuali visitatori.

Infatti gli oggetti selezionati sono stati esposti in una piccola mostra, allestita all’interno della Gipsoteca al piano terra del Museo, che ha permesso ai ragazzi di raccontare alcune delle informazioni che si possono trarre dai materiali in occasione di uno scavo in una zona di abitato di età villanoviana e di esprimere impressioni e risultati della loro esperienza.

Sono state allestite tre vetrine: nella prima sono stati esposti gli strumenti e i documenti utilizzati nel corso dell’esperienza, mentre nelle altre due vetrine sono stati raccolti alcuni elementi che testimoniano delle strutture delle capanne, dei loro arredi e delle attività che potevano essere svolte all’interno o nelle immediate vicinanze e alcuni vasi in terracotta, di diverse forme e dimensione, impiegati per contenere e trasportare bevande e cibi.

Dal racconto dei ragazzi, riportato sui pannelli didattici che hanno affiancato le vetrine con i materiali, è emersa la consapevolezza che non tutto è avventura in archeologia, e che a volte ci si imbatte anche in lavori lunghi e noiosi se si vuole arrivare ad un risultato entusiasmante, ovvero ricostruire un lembo di storia e permettere ad altri di fruirne.