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Il secondo piano del Palazzo Comunale di Bologna ospita, all’interno delle sale che un tempo erano adibite a residenza dei Cardinali Legati, rappresentanti del potere pontificio, le Collezioni Comunali d’Arte. Il museo fu fondato nel 1936, a conclusione di un sistematico piano di riorganizzazione e valorizzazione delle raccolte civiche, intrapreso dall’amministrazione comunale subito dopo l’Unità d’Italia.
Le opere disposte negli ambienti storici derivano dal sedimentarsi di un variegato patrimonio, proveniente da donazioni di dipinti, mobili, arredi e suppellettili pervenute al Comune di Bologna nel corso dell’Ottocento e nel primo Novecento, che andò ad arricchire l’antica raccolta di testimonianze appartenute alle magistrature cittadine. In particolare si segnalano le opere provenienti da due importanti collezioni d’artista, Pelagio Palagi e Cincinnato Baruzzi, nonché quelle derivate da un collezionismo versato anche nel campo delle arti applicate e dell’arredo (eredità Pepoli e Rusconi).
Il ricco patrimonio artistico custodito all’interno delle Collezioni Comunali spazia dal Duecento agli inizi del Novecento. Vi sono opere del Medioevo comprese in origine nella sezione medievale del Museo Civico: croci scolpite e dipinte, tavole di Vitale da Bologna e Jacopo di Paolo; inoltre importanti dipinti del Quattrocento e del primo Cinquecento, fino ad una nutrita serie di opere emiliane del XVII secolo e di altre scuole.
Sotto la volta affrescata della Galleria Vidoniana, trova posto una delle raccolte più importanti, che è anche all’origine del museo: diciotto tele di soggetto mitologico e allegorico, eseguite da Donato Creti, e nel 1744 donate dal committente Marcantonio Collina Sbaraglia al Senato bolognese.
Nelle prime sale del “braccio” cinquecentesco, intitolato a Pier Ignazio Rusconi, è stata ricreata l’atmosfera delle dimore private del XVIII secolo, mentre le ultime tre costituiscono un’importante testimonianza della decorazione di interni in epoca neoclassica. Spicca per importanza la Sala Boschereccia, una fra le più suggestive “stanze paese” largamente diffuse nella Bologna napoleonica, dove le pareti si aprono illusionisticamente su verdi spazi, entro equilibrate ripartizioni spaziali che “regolarizzano” la natura secondo le tendenze del nuovo razionalismo classicista. Le ultime sale del percorso museale sono dedicate alla pittura dal Neoclassicismo al Liberty, per concludere con il campionario di merletti e ricami dell’Aemilia Ars, la società bolognese che si inserì nella vicenda italiana ed europea della rivalutazione delle arti applicate fra Ottocento e Novecento.
A Pelagio Palagi, artista di grande levatura nel campo della pittura, della progettazione di interni, dell’ornato e delle arti applicate fra Neoclassicismo e Romanticismo, è dedicata dal maggio 2004 una nuova sezione. Attivo per importanti commissioni artistiche a Roma, Milano, e soprattutto Torino, presso la corte sabauda, a Bologna Palagi è soprattutto ricordato come collezionista di ampia cultura e interessi multiformi. La sua raccolta storico-artistica contribuì ad arricchire in modo determinante il sistema museografico civico negli anni successivi all’Unità d’Italia.