Alle origini dell'iconografia presepiale. 29 novembre 2008 - 1 febbraio 2009

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Nelle miniature di questi corali sono ben rappresentati i temi iconografici che illustrano la prima venuta di Cristo fra gli uomini e l’accoglienza che ebbe da essi. Il linguaggio è narrativo - perché riprende fedelmente i testi dei Vangeli canonici e anche alcuni temi degli apocrifi - e insieme simbolico, perché ogni particolare degli eventi narrati rimanda a realtà ultime e profetiche della passione, morte e risurrezione, per le quali Gesù aprì la via al Padre.

Nelle scene che chiamiamo Natività, è mostrato come Maria e Giuseppe per primi accolsero il Figlio di Dio in una grotta, che è simbolo insieme del peccato e degli inferi, dove scenderà il Cristo prima di risorgere e sconfiggere la morte; sul Bambino si affacciano asino e bue, assenti nei Vangeli, ma interpretati dai Padri della Chiesa come allusione ai primi versetti del profeta Isaia (I,3) e simboli l’uno dei Gentili (le genti che portano come l’asino il peso dell’idolatria) e l’altro degli Ebrei (che portano il giogo della legge) tutti volti a riconoscere il Salvatore; la mangiatoia ha l’aspetto di sarcofago e allude al sepolcro di Cristo, che sarà cibo celeste.

Ecco poi le Adorazioni di Pastori e Magi: la scena si popola dei Pastori, ebrei, fedeli nell’attesa e pronti allo stupore e all’offerta, delle Levatrici, pure ebree, prima dubbiose poi devote e stupite, infine dei Magi, gli estranei al popolo eletto. Sono quelli venuti da lontano, che però interpretano i tempi, e nei doni simbolici (oro per il re dei re, incenso per il Figlio di Dio e mirra per colui che dovrà morire e risorgerà) profetizzano la Salvezza e il suo prezzo, mentre nel numero tre rappresentano i continenti allora conosciuti, le tre stirpi dei figli di Noè, Sem, Cam e Japet, e anche le tre età della vita-giovinezza, maturità e vecchiaia -, nonché le tre condizioni dell’uomo - guerrieri, sacerdoti, produttori. Pastori e Magi sono quindi “figure” degli uomini tutti di ogni tempo.