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Le arche monumentali dei dottori dello Studio
In sala 4 si trovano le arche monumentali, cioè i monumenti funebri dei dottori dello Studio bolognese (Università), che rappresentano uno dei principali motivi di interesse del museo.
Come in altre città universitarie, anche a Bologna, a partire dal Duecento, si diffuse la consuetudine di realizzare questi monumenti per celebrare la fama dei dottori in diritto civile e canonico – più raramente in medicina – a cui la città doveva in gran parte il proprio prestigio in Europa e la sua stessa prosperità economica. Per questo motivo il tema del professore che fa lezione ai suoi studenti fu il più diffuso nella scultura bolognese di età gotica, tanto che dai primi del Trecento esso fu sviluppato con eccezionale varietà e continuità per circa due secoli.
In quello che fu a lungo il massimo centro degli studi giuridici, si sviluppa così una tipologia funeraria dal carattere marcatamente laico e profano. Ai monumenti lavorarono lapicidi e scultori di provenienza diversa, alcuni locali, molti altri provenienti dal Nord Italia e dalla Toscana, manifestando vivacità e freschezza inventiva non indegne di pittori e miniatori contemporanei.
Le arche erano formate da un sarcofago sostenuto da mensoloni e corredato da una lapide commemorativa. La copertura della tomba era decorata con statue di santi dove la Vergine con il Bambino vi dominava solitamente al centro. Il defunto veniva raffigurato in due momenti: nel coperchio come gisent, tipica figura giacente sui monumenti funebri e appunto come docente in cattedra mentre fa lezione ai suoi studenti, raffigurati nelle due formelle laterali.
L’arca del famoso decretalista Giovanni d’Andrea, morto di peste nel 1348, venne fatta erigere presso la chiesa di San Domenico dal figlio adottivo Giovanni di Andrea Calderini, anch'egli noto giurista, più tardi sepolto nella medesima arca. La vivacità che caratterizza la resa della scolaresca gremita ne fanno uno dei capolavori della scultura gotica locale.
Sempre dalla chiesa di San Domenico provengono i frammenti dell'arca di Giovanni da Legnano: gli studenti che ascoltano la lezione del maestro, lo stemma della famiglia Legnani e l’iscrizione che indica la morte del dottore (1383) e la menzione degli autori, gli scultori veneziani Pier Paolo e Jacobello Dalle Masegne, anche se il lavoro è forse attribuibile solo al primo.
Lacunosa è anche la tomba di Carlo da Saliceto, già nella chiesa carmelitana di San Martino, ch'egli volle per sé e per accogliere le spoglie del nonno Roberto, lettore e cavaliere e del bisnonno, il giurista Riccardo. L'arca fu portata a termine nel 1403 e in essa paiono evidenti almeno alcuni interventi dello scultore toscano Andrea da Fiesole, a cui la famiglia da Saliceto commissionerà la monumntale arca dell'insigne dottore Bartolomeo nel 1411.