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La mostra è stata organizzata dai Musei Civici d’Arte Antica nell’ambito delle iniziative per "Bologna Città Europea della Cultura del 2000", con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Bologna e di alcuni dei più autorevoli studiosi italiani e stranieri d’arte medievale; curatori Eugenio Riccòmini e Massimo Medica.
La mostra intende rievocare, attraverso le trame dell’arte locale, uno dei periodi di massima fioritura della città: nel corso del XIII secolo Bologna si segnala infatti come una delle maggiori capitali d’Europa, allora più grande di Londra, di Colonia e della stessa Parigi. Come per altre città padane, la maggiore autonomia politica e l’affermazione delle magistrature comunali fu resa possibile, alla morte di Enrico VI nel 1197, dall’allentarsi del potere imperiale sui domini italiani; ma ancor più epico sarebbe stato, per la città , il contrasto vittorioso con il nuovo imperatore Federico II, che quelle stesse autonomie cercò di annullare ed il cui figlio Enzo consumò la propria vita proprio a Bologna, in una lunga prigionia dorata.
Sede di un’Università in continua espansione, la città si caratterizza a livello europeo come uno dei più importanti centri di studio, polo assai vivo di scambi culturali e punto di incrocio di tendenze artistiche di diverse origini, grazie anche all’intervento degli ordini religiosi. Aperta assai per tempo agli influssi del Gotico d’oltralpe ed alle diverse sollecitazioni dell’arte bizantina, la città manifesta anche una vivace comunicazione con i contemporanei fatti della cultura dell’Italia centrale, come testimoniano—oltre al precoce episodio legato alla decorazione del Santo Sepolcro in Santo Stefano, probabile opera del lucchese Marco Berlinghieri – le opere di Giunta Pisano e di altri maestri giunteschi provenienti dalla Toscana e dall’Umbria, nonché la maestà di Cimabue. Risalgono a questo periodo anche alcuni dei più importanti interventi architettonici ed urbanistici compiuti nella città, come documentano la realizzazione del Palazzo del Comune e dell’adiacente piazza pubblica (oggi Piazza Maggiore) e la costruzione dei grandi complessi conventuali degli Ordini Mendicanti, ad iniziare da San Domenico e San Francesco. Una vicenda in larga misura ancora inesplorata che la mostra intende ripercorrere, riunendo per la prima volta circa centocinquanta opere –comprendenti dipinti su tavola, affreschi, sculture, codici miniati, oreficerie, avori, vetrate e tessuti-- provenienti, oltre che dalle chiese e dalle collezioni cittadine, da varii musei e collezioni italiani e stranieri.
Seguendo un percorso espositivo articolato in più sezioni, si potranno pertanto ammirare, a fianco della grande Croce dipinta da Giunta Pisano per la Chiesa di San Domenico e degli altri crocifissi duecenteschi ancora oggi conservati a Bologna e nella Romagna, la maestà di Cimabue della Chiesa dei Servi e alcuni importanti frammenti scultorei appartenuti all’Arca di San Domenico, opera di Nicola Pisano, per la prima volta riuniti a Bologna dopo la loro dispersione. verranno inoltre esposti alcuni capolavori dell’oreficeria (Reliquiario di S. Luigi) e soprattutto della decorazione libraria, a testimonianza dell’attività svolta sia dagli scriptoria laici d’ambito universitario (per lo più legati al settore dei testi giuridici) che da quelli conventuali. La mostra sarà quindi l’occasione per ripercorrere gli sviluppi della miniatura locale, il cui avvio agli inizi del secolo appare ancora non del tutto chiarito.