Giovanni Battista Cavalletto Un miniatore bolognese nell'età di Aspertini. 8 novembre 2008 - 22 febbraio 2009

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In concomitanza con l'importante evento espositivo dedicato ad Amico Aspertini (Bologna, Pinacoteca Nazionale), i Musei Civici d'Arte Antica, grazie anche al contributo del Gruppo Hera, organizzano presso il Museo Civico Medievale una piccola mostra a cura di Massimo Medica su Giovanni Battista Cavalletto, il più noto tra i miniatori bolognesi attivi tra il XV ed il XVI secolo, di cui lo stesso museo possiede l’unica opera firmata.

L'esposizione, che è parte integrante degli itinerari collegati alla mostra di Amico Aspertini, intende illustrare, attraverso un selezionato gruppo di opere, databili tra la fine del Quattrocento e il terzo decennio del Cinquecento, la poliedrica personalità di questo importante artista la cui attività si sviluppa non solamente nella miniatura, di cui rimangono numerose tracce, ma anche nell’ambito della pittura, della musica e della poesia, come documentato a Bologna e a Roma, città quest’ultima dove sappiamo si recò più volte.

Il nome di Cavalletto, insieme a quello di Guido Aspertini è l'unico ricordato dal poeta umanista di origini portoghesi Henrique Caiado in visita alla corte dei signori di Bologna.

Una fama riconosciuta dai contemporanei che non si è tuttavia conservata nella tradizione successiva che ha lasciato scivolare in penombra la figura dell'artista. A questa trascuratezza della memoria pone ora un rimedio la mostra, prima esposizione monografica interamente sull'artista, che con il documentato catalogo ne risarcisce pienamente l'attività di fine interprete presso le più importanti corti italiane, come appunto quella bolognese.

Di questo stretto rapporto intessuto con i Bentivoglio rimane la significativa testimonianza contenuta all'interno dell'unico componimento letterario prodotto da Cavalletto, il Contra la desperata. Qui nella dedica ad Annnibale Bentivoglio, figlio di Giovanni II, Giovanni Battista dà prova del suo temperamento allegro e gioviale attraverso l'esaltazione dei piaceri della vita, chiosando il testo con l'affermazione “Io degli alegri porto il confalone”.

Riguardo agli anni della sua formazione e attività giovanile poco ci è dato sapere, anche se, già dalla sua prima commissione, i perduti graduali della basilica di San Petronio (1486-87), si può ricavare l'alto livello delle sue commissioni.

A queste date si può ben inserire la bella pagina miniata datata 1487, contenuta all'interno del primo volume degli Annali della Nazione Germanica (Bologna, Archivio Storico dell'Università degli Studi), prima preziosa testimonianza per indagare il percorso dell'artista.

Ed è infatti, partendo dall’unica opera firmata, la Matricola della Società dei Drappieri del 1523, conservata presso il Museo Civico Medievale di Bologna, che è stato possibile ricostruirne la personalità. Partito dalla più matura lezione del ferrarese Ercole de’ Roberti, ebbe modo in seguito di aprirsi alle nuove sollecitazioni della miniatura veneta di gusto antiquario, aggiornando nel contempo il suo stile sulle novità della pittura raffaellesca, conosciute direttamente a Roma e attraverso le stampe (Marcantonio Raimondi).

Certo è che i legami con la cultura ferrarese non si esauriscono con Ercole, ma si ravvisano anche nei prestiti dalla lezione dell'altro grande ferrarese attivo in città, Francesco del Cossa, cui riconduce nella pagina miniata degli Annali la “tornita qualità formale del Battista, memore si direbbe anche dei precedenti modelli del polittico Griffoni” (Medica), dipinto per quella stessa chiesa, San Petronio, dove si trovava a miniare Cavalletto.

Il gusto per il citazionismo antiquariale deriva in Cavalletto anche dalla lezione appresa direttamente dalle opere di ascendenza mantegnesca: infatti, fa fede di un suo probabile soggiorno presso la corte mantovana l'intervento nel libro di Mascalcia di Zanino Ottolengo, Delle infermità delli cavalli, da lui miniato per conto di Francesco Gonzaga prima del 1495; inoltre “quadri quatro de mane del cavaletto”, sono registrati in un inventario del 1511, redatto in occasione della morte del vescovo eletto di Mantova Ludovico Gonzaga.

Agli stessi anni sono riferibili anche le due Allegorie del Museo Nazionale d'Arte di Romania a Bucarest e l'Adorazione dei pastori del Fitzwilliam Museum di Cambridge, di cui in mostra, proveniente dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, si espone il disegno preparatorio.