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Gli scavi della missione congiunta italo-turca diretta dall'archeologo Nicolò Marchetti dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna (Dipartimento di Archeologia) nelle città di Tilmen Höyük e Tasli Geçit Höyük, in Turchia sud-orientale, hanno portato alla luce due capitali del III e II millennio a.C. (appunto l'età del Bronzo). Nei molti edifici scavati si sono ritrovati anche sigilli e cretule (ossia impronte di sigillo su pezzi di argilla applicati a chiusure di vani o vasi), dei veri e propri “monumenti minuscoli” che la mostra “KINKU. Sigilli dell’età del Bronzo dalla regione di Gaziantep in Turchia” intende svelare al pubblico attraverso la loro storia, la loro funzione e il significato della loro iconografia, attraverso disegni, immagini, ricostruzioni tridimensionali al computer.Al centro della mostra non vi sono solo raffigurazioni di dèi, demoni, sovrani e simboli astrali - che ci parlano del ricchissimo universo simbolico di uomini e donne di quattromila anni fa - ma proprio i sigilli stessi che documentano come era gestita l'amministrazione di questi primi Stati, che tipo di beni sigillati viaggiavano attraverso distanze enormi: per esempio una cretula (in accadico, la lingua del tempo, "etichette impresse" si dice appunto kinku) che chiudeva la porta di un magazzino reca il nome di un alto funzionario di un re di Babilonia che nel 1850 a.C. aveva organizzato una propria rete commerciale in concorrenza con quella di Assur. Elemento, per così dire, di originalità della mostra è la presenza di materiali non originali (calchi e impronte di sigilli su plastilina) e di prodotti derivati dalla ricerca: in un momento in cui troppo si insiste sul consumo diretto dei beni culturali, ci si dimentica spesso che quello che maggiormente conta sono la dimensione storica, recuperata dallo studio e l'esperienza estetica, destata e comunicata al pubblico. Inoltre, i pannelli bilingui italiano/inglese permettono la fruizione anche ai visitatori stranieri.
La scansione tridimensionale delle cretule da parte di Gabriele Bitelli e della sua équipe del DICAM (Università di Bologna) rappresenta un’altra componente fondamentale della mostra, che ben esprime la multidisciplinarietà di questi progetti di ricerca. Tecnologie innovative hanno consentito di realizzare modelli digitali dei sigilli che possono essere esplorati dall'utente. Dai terminali in mostra è possibile interagire direttamente con le fasi di acquisizione e con i modelli tridimensionali ad alta fedeltà che ne sono derivati.Congiuntamente alla mostra si terrà anche un ciclo di conferenze il cui scopo è illustrare più diffusamente le tre fasi del progetto di mostra, dallo scavo, al lavoro multimediale, alla preparazione di una mostra che potesse rappresentare al meglio questa multidisciplinarietà. Per i visitatori più piccoli saranno preparati anche dei laboratori didattici, dove i bambini potranno giocare con riproduzioni di sigillo da stampigliare sull’argilla e colorare scene mitologiche tratte dall’iconografia dei sigilli.
In concomitanza con la mostra, la land artist Chiara Castria ha realizzato l'installazione Compianto del tempo, nello splendido cortile rinascimentale del Museo riecheggiandone i temi (si tratta di sei sagome in metallo che formano un gruppo).
La mostra è patrocinata dall'Università di Bologna (Dipartimento di Archeologia e Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e dei Materiali), dall'Istituzione Musei del Comune di Bologna, dai Musei Civici d'Arte Antica (Museo Civico Medievale), dal Ministero della Cultura e del Turismo di Turchia e dalle Ambasciate d'Italia ad Ankara e di Turchia a Roma.
La mostra si avvale di un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e di una partnership tecnica con Serdata (Bologna). Il progetto dell'allestimento è coordinato dall'architetto Elena Rosa dell'Università di Genova.