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La collezione si compone di 110 pezzi, provenienti da raccolte storiche – principalmente la collezione del marchese Ferdinando Cospi (ante 1677), la collezione del pittore Pelagio Palagi (donata nel 1860), le Collezioni Universitarie – che garantiscono l’autenticità delle opere, aspetto non sempre riscontrabile in rapporto ad altre raccolte museali, di formazione meno documentata o più recente.
Grazie a queste illustri provenienze, sono confluite nel patrimonio del Museo, istituito nel 1881, diverse sculture, considerevoli per dimensioni e prestigiose per committenza.
Ne sono esempi particolarmente significativi: i modelli preparatori di Giambologna, il grande scultore fiammingo a lungo attivo in Italia per la corte medicea, come il dinamico Mercurio per il cortile dell’Archiginnasio, e il potente Nettuno per la fontana di Piazza Maggiore; i busti/ritratto di pontefici bolognesi, come il busto di Papa Gregorio XIII Boncompagni, di Alessandro Menganti (autore fra l’altro della celebre statua in bronzo dello stesso pontefice, collocata sul portale d’ingresso del Palazzo Comunale), e il busto di Papa Gregorio XV Ludovisi, opera della giovinezza di Gian Lorenzo Bernini, alle prese con un’iniziale sperimentazione della formula del ritratto “transitorio”, che lo renderà celebre non solo negli ambienti dell’alta aristocrazia romana, ma fino alla corte francese di Luigi XIV; lo straordinario gruppo con San Michele Arcangelo che atterra il demonio, destinato alla sacrestia del monastero olivetano di San Michele in Bosco, in cui lo scultore bolognese Alessandro Algardi, unico in grado di rivaleggiare in Roma con Bernini, tenendogli testa, restituisce un altissimo esempio di linguaggio alternativo alla proposta berniniana, confrontandosi con gli effetti spettacolari e d’illusionismo spaziale del “bel composto” delle arti, e giungendo ad elaborare una soluzione fondata sul controllo formale, la gravità e il “decoro”, cari alla tradizione emiliana.
Oltre alla grande scultura, la collezione include piccoli bronzi di epoca medievale (l’Acquamanile Palagi, il Candeliere con giovanetto inginocchiato, …), e numerose statuette e utensili rinascimentali, in diversi casi riconducibili direttamente alla mano dei più celebri autori che in questo genere si siano espressi, o a quelle di allievi e collaboratori attivi nelle loro prolifiche botteghe (Andrea Briosco, detto Riccio; Severo Calzetta da Ravenna; Girolamo Campagna; Tiziano Aspetti, per non citare che qualche esempio).
Fra le piccole statuette – spesso figure di animali legate a prototipi illustri, anche giambologneschi, o divinità antiche – meritano infatti di essere segnalate Marsia incatenato di Andrea Briosco, detto Riccio, molto espressivo a dispetto delle ridotte dimensioni, le Veneri di Girolamo Campagna e bottega, gli elementi terminali di alari, raffiguranti Mercurio e Giove, della cerchia di Tiziano Aspetti.
Sono inoltre state riferite in questa sede alla bottega di Barthélémy Prieur, le due Figure di donna in atto di tagliarsi le unghie, che attestano il sorgere del genere della scena di vita quotidiana e popolare nell’ambito della scultura francese della fine del XVI secolo.
Sono presenti infine numerosi oggetti d’uso di varia tipologia, che documentano il gusto di una colta clientela, animata da interessi antiquariali: si tratta di utensili da scrivania, come calamai, cofanetti, lucerne (molte delle quali ricondotte all’ambito di Severo Calzetta da Ravenna), destinati agli studioli degli umanisti; ma anche di altri oggetti, come appliques per mobili, alari da camino, candelieri, mortai, campane, che testimoniano la moda dell’arredo e le abitudini di vita della raffinata stagione rinascimentale.