Niccolò Di Giacomo (Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Da non perdere è la Sala 16 del primo piano, dove si trova una selezione di codici miniati, cioè di manoscritti decorati e illustrati, esposti a rotazione tra i circa 140 esemplari di cui si compone la collezione del museo, che è una delle più ricche e preziose della città.
Qui il visitatore ha l'occasione di valutare la qualità della straordinaria produzione dei miniatori bolognesi a partire dal Duecento e dal Trecento, quando la città si impose come centro di una fiorente produzione libraria grazie alla presenza dello Studio (Università). Va ricordato infatti che i codici giuridici bolognesi si diffusero in tutta Europa.
La raccolta del museo, che comprende anche opere più tarde ma non meno pregevoli fino al Cinquecento, permette di conoscere due funzioni dell’illustrazione libraria:
- quella legata alle forme organizzative della vita civile, rappresentata dagli Statuti e dalle Matricole delle corporazioni di arti e mestieri;
- quella sacra, rappresentata dai numerosi corali e libri liturgici provenienti dai più importanti conventi e chiese della città. Questo importante nucleo trae origine dai provvedimenti di soppressione degli ordini religiosi emanati sia in età napoleonica sia dallo stato italiano nel 1866.
Non va dimenticato un terzo nucleo di illustrazioni, che è rappresentato dalle iniziali ritagliate, generalmente lombarde, giunte tramite la grande collezione che Pelagio Palagi lasciò per testamento alle raccolte civiche di Bologna, sua città natale, nel 1860.
Tra i miniatori bolognesi più celebri, di cui la raccolta del museo permette di conoscere la raffinata attività, si ricordano: Niccolò di Giacomo (documentato dal 1353 al 1401); Domenico Pagliarolo (attivo nella seconda metà del Quattrocento) e Giovanni Battista Cavalletto (vissuto tra il Quattrocento e il Cinquecento).