Le ceramiche che non si vedono. Capolavori rinascimentali del Museo Civico Medievale. 9 maggio - 23 settembre 2007

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La mostra intende presentare una selezione di opere, veri capolavori dell'arte occidentale, appartenenti all'importante collezione di ceramiche del Museo Civico Medievale di Bologna, considerata una delle più prestigiose in Italia e in Europa.

È questa l’occasione per poter ammirare manufatti che solitamente non sono visibili al pubblico, poiché l’assenza di spazi che ne garantiscano una definitiva sistemazione obbliga da anni alla loro custodia nei depositi del museo.

Sei anni sono passati infatti dalla mostra “Trionfi per la tavola” Capolavori ceramici tra Rinascenza e Barocco dal Museo Civico Medioevale, nell’ambito di “Bologna Biennale Arte Antiquaria” organizzata con l’auspicio di raggiungere una rapida soluzione per il problema di fornire alla raccolta una collocazione adeguata all'interno del percorso espositivo permanente. L'intento temporaneamente disatteso, si rinnova ora nella progettazione di questa evento, da cui si attende il rilancio di più concreti propositi. Oltre a distinguersi per la grande qualità dei suoi capolavori, la raccolta assume rilevanza anche per le vicende collezionistiche che la riguardano: alla stregua di altre importanti collezioni pubbliche bolognesi, si origina nel progetto enciclopedico del marchese Ferdinando Cospi volto a reperire fra naturalia e artificalia un museo di mirabilia donato poi nel 1675 al Senato bolognese. Tra i pezzi cospiani figurano, tra gli altri, il Boccale con busto di donna del 1499 e la fiasca con la raffigurazione del Mito di Ciparisso. Già in precedenza si era comunque sviluppato a Bologna un interesse collezionistico per questo genere di oggetti, come documentano ad esempio i vasi “fittili aurati” del guardaroba bentivolesco di Ginevra Sforza, alcuni dei quali forse identificabili, secondo una tradizione ottocentesca, con pezzi del museo.Ulteriori incrementi si ebbero a seguito dell’apertura del grande museo settecentesco presso l’Istituto delle Scienze e l’Accademia Clementina voluto dal Generale Luigi Ferdinando Marsili che provvide ad incrementarne la consistenza attraverso la donazione delle proprie raccolte ed una intensa attività di mecenate.

Ugualmente significativa per la storia della nostra raccolta fu l’inaugurazione del Museo civico nel 1881, a seguito della quale pervennero al museo numerose donazioni tra cui vanno segnalate quella della famiglia Rusconi e soprattutto quella dei Pepoli nel 1919, comprendente, come ricorda un inventario recentemente reso noto, numerose delle ceramiche oggi al Medievale.

Attraverso dunque la scelta di alcuni pezzi, sarà possibile ripercorrere lo sviluppo della ceramica figurata, vale a dire “istoriata”, con soggetti tratti dalla mitologia antica, dalla storia sacra e dai repertori della cultura dell’emblema del Cinquecento, con un particolare sguardo rivolto ai maggiori centri di produzione italiana, Faenza, Urbino, Pesaro, Casteldurante, documentati da alcuni indiscussi capolavori, destinati in gran parte ab origine, ad un collezionismo illustre. Così è per le botteghe faentine, di cui la mostra espone, tra gli altri, oltre al già citato boccale del 1499, il suggestivo calamaio con i Quattro santi protettori di Bologna (fine sec. XV) e la nota coppa di Casa Pirota con la rara iconografia dell' Incoronazione di Carlo V.

La produzione urbinate è presente con alcuni piatti ascrivibili a Nicolò da Urbino, detto Pellipario (piatto con il Mito di Adone parte di un sevizio di Isabellla d’Este, piatto con la Presentazione della Vergine al tempio), di Francesco Xante Avelli, dei Fontana e dei Patanazzi.

Ugualmente significativa appare la presenza di opere provenienti dalle botteghe di Pesaro, di cui si segnala il bel piatto con Priamo che riceve Elena (1560 ca.), e di Casteldurante, da cui proviene il piatto da pompa con il Sacrificio di Marco Curzio (1551).