Palazzo Ghisilardi (Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Il Palazzo Ghisilardi è una delle architetture più significative del Rinascimento bolognese e può essere considerato il modello di riferimento di altre residenze aristocratiche cittadine di quel tempo.
La proprietà Ghisilardi è iniziata nell'anno 1400 con l'acquisizione del trecentesco palazzo con torre appartenuto al banchiere guelfo Alberto Conoscenti, poi al cardinale francese Bertrand du Pouget e a Astorgio Manfredi di Faenza, ed è proseguita con l'acquisto delle attigue proprietà Garganelli ex Cattani su cui il notaio e umanista Bartolomeo Ghisilardi fece innalzare la sua nuova dimora negli anni 1483-1491. I lavori furono affidati a mastro Egidio, noto come Gilio o Zilio Montanari, che nello stesso periodo curava la costruzione della vicina chiesa di Santa Maria di Galliera.
Il palazzo è raccolto attorno a una corte porticata solo sui lati paralleli alla strada. Gli ambienti che la circondano sono raggiungibili passando al loro interno e alcuni sono voltati. Al primo piano si trova un mirabile soffitto a cassettone e gli ambienti sono raggiungibili anche attraverso la loggia e la balconata, sostenuta da mensoloni in arenaria, che rappresentano un caso unico nel panorama italiano dell'epoca per dimensione monumentale e qualità d'ornato.
La corte presenta decorazioni notevoli tra cui spiccano le ghiere e i capitelli, nonché il peduccio del mensolone con l'aquila dove compaiono le iniziali di Bartolomeo Ghisilardi. Di fronte svetta la torre, che è inglobata nell'edificio e che fa da cerniera con il vecchio palazzo Conoscenti.
Gli aggiornamenti all'edificio iniziarono probabilmente alla fine del Settecento con la costruzione dello scalone, mentre la proprietà passava ai Musotti, ai Tortorelli e ai Piana, per finire nel 1810 ai conti Fava, che unirono il palazzo alla loro prorietà confinante e fecero allineare il portico sul fronte stradale di via Galliera, rinominata via Manzoni solo in quel tratto dal 1873.
Nel Novecento il palazzo subì gli interventi più invasivi. Nel 1915 il Comitato per Bologna Storica e Artistica condusse il restauro alla facciata principale e, passato al Comune di Bologna, il palazzo fu ceduto al Partito Nazionale Fascista che lo trasformò in Casa del Fascio, una delle prime e più prestigiose in Italia. I lavori di adattamento furono affidati all'ingegnere piacentino Giulio Ulisse Arata che li compì negli anni 1923 e 1925 e che, oltre alle molte aggiunte arbitrarie e all'alterazione degli spazi interni, non valorizzò i ritrovamenti archeologici, rimossi senza un rilievo adeguato. Nel 1929, durante una cena di gala nel ristorante di Palazzo Ghisilardi, Enzo Ferrari e i suoi collaboratori decisero di fondare l'omonima scuderia automobilistica.
Dopo il secondo conflitto mondiale il palazzo, come tutte le proprietà acquisite dal regime, passò allo Stato, che ne fece la sede di comandi della Polizia e dell'Esercito. Tuttavia nel 1964 la Corte d'Appello di Bologna riconobbe non valida la cessione alle istituzioni fasciste e pertanto il palazzo tornò al Comune, che più tardi decise di destinarlo a sede museale.
I lavori di restauro furono compiuti dalla Divisione monumentale dei Servizi tecnici del Comune e grazie ad essi fu possibile l'eliminazione di tutte le superfetazioni improbabili, il recupero filologico dell'architettura quattrocentesca e l'individuazione della torre medievale, dove fu portata alla luce una decorazione ad affresco negli strombi di una finestra che è tra le più antiche della città. Sempre grazie a quegli importanti restauri è possibile oggi ammirare anche le più antiche strutture edilizie preesistenti incorporate al palazzo, come i frammenti delle mura di Selenìte e della Rocca imperiale di Bologna.
Il Museo Civico Medievale è stato inaugurato in Palazzo Ghisilardi sabato 4 maggio 1985.