(Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Il piviale di San Domenico
Il piviale esposto in sala 7 è noto come il “Piviale di San Domenico” per la sua provenienza dal convento domenicano bolognese ed è un magnifico esempio di paramento liturgico figurato di manifattura tessile inglese, realizzato su robusta tela di lino tra la fine del Duecento e gli inzi del Trecento.
Le figure che lo decorano, stilisticamente simili a quelle delle pitture gotiche coeve, sono realizzate in filati di seta colorati e fili metallici d'oro e d'argento in base a una particolare tecnica di ricamo molto elaborata, nota come Opus anglicanum, che è sorta in Inghilterra e che poi si è diffusa in tutta l’Europa medievale.
Queste manifatture così preziose erano spesso impiegate come doni per omaggiare alte personalità del clero in particolari circostanze diplomatiche. E in effetti anche il piviale esposto al museo fu donato dal re d’Inghilterra Edoardo I al cardinale domenicano Nicolò di Boccassio (1240-1304) durante alcune delicate mediazioni politiche e questi, divenuto papa con il nome di Benedetto XI (1303-1304), lo donò ai confratelli della chiesa di San Domenico di Bologna, dove fu conservato fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando passò ai musei ormai privo di cappuccio e stolone.
In questo esemplare sono raffigurati gli episodi della nascita di Cristo e della sua Passione, intervallati da due strette corone che racchiudono teste di santi. La narrazione si sviluppa all’interno di architetture ogivali, che scandiscono la successione degli episodi.
Nell’ultimo riquadro della fascia inferiore è raffigurato il martirio dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, ucciso per ordine del re d’Inghilterra Enrico II per essersi opposto alle sue volontà (1170).
Fin dal Medioevo, questa tipologia di indumento religioso in forma di sopravveste semicircolare, venne indossata dai ministri del culto al di fuori della messa, in occasione di funzioni solenni come per esempio le processioni, le benedizioni, le esequie funebri e i cortei nuziali. La sua conservazione fu abitualmente in sacrestia accanto agli altri paramenti liturgici, come pianete, dalmatiche, amitti, stole, manipoli, camici e tunicelle.
Inoltre fin dalle più antiche epoche, il piviale, che deriva dal mantello da pioggia con cappuccio (pluvialis), non appartenne a una gerarchia ecclesiastica in modo esclusivo, tanto che poté sempre essere indossato sia dal clero secolare diocesano sia da quello regolare, rimanendo quindi ben distinto dalle vesti impiegate dai religiosi nella quotidianità.