(Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
La mostra, a cura dei Musei Civici d'Arte Antica, presenta una selezione di 40 opere, realizzate dal fotografo Antonio Cesari tra l'agosto e l'ottobre 2013, eseguite a luce naturale, con una macchina digitale, all'interno di alcune fra le testimonianze architettoniche più rilevanti dei palazzi e delle chiese di Bologna.
Le fotografie riproducono in particolare i soffitti e le volte di: Accademia di Belle Arti, Palazzo Zambeccari, Santuario della Madonna di San Luca, Palazzo Poggi, Chiesa di Santa Caterina di Strada Maggiore, Palazzo Sanguinetti già Aldini, Chiesa di San Paolo Maggiore, Biblioteca Salaborsa, Chiesa di San Giacomo Maggiore, Palazzo d’Accursio, Chiesa del SS Salvatore, Palazzo Ghisilardi, Basilica Collegiata dei Santi Bartolomeo e Gaetano, Chiesa di Santa Maria della Vita, Basilica di San Domenico, Basilica di Santa Maria dei Servi, Palazzo Magnani, Chiesa del Sacro Cuore, Palazzo Malvezzi De’ Medici, Palazzo Pepoli Campogrande, Chiesa di San Filippo Neri, Convento di San Giovanni in Monte, Palazzo Hercolani, Basilica di San Francesco, Chiesa di San Girolamo della Certosa, Palazzo Marescotti, Basilica di San Petronio, Chiesa dei SS Gregorio e Siro, Palazzo Bentivoglio, ex Convento degli Agostiniani (Conservatorio di Musica "G.B. Martini"), Chiesa di San Benedetto, Palazzo Isolani, Palazzo Bianconcini, Basilica di Santo Stefano.
Scrive Antonio Cesari, documentando questa sua esperienza:
«Questo lavoro nasce dopo un periodo di "inattività" fotografica finalizzata a produrre immagini su commissione. Trascorso questo tempo di semi ozio fotografico, ho ripreso alcune passeggiate nei posti e nei luoghi in cui avevo lavorato: chiese e palazzi storici di Bologna, la mia città, guardata ora con gli occhi attenti o curiosi del turista o di chi passeggia godendo di quello che la città stessa offre; una città riservata, non spettacolare, dove occorre cercare la bellezza, anche quella nascosta dietro facciate o portoni anneriti.
Spesso mi sono ritrovato in compagnia dei turisti nelle navate delle nostre chiese, con loro mi sono confuso e ho fotografato quello che stavano fotografando, sfuggendo temporaneamente all’occhio vigile del sagrestano e dei custodi».
Il metodo di lavoro utilizzato da Antonio Cesari è stato scandito in diversi momenti: per prima cosa ha utilizzato i più svariati appoggi per fissare la macchina (una "vecchia" digitale con un buon grandangolo) - scalini, panche, sedie, basi di pilastri e colonne; poi ha allineato macchina e soffitti utilizzando l’ordine geometrico delle panche, l’ortogonalità dei pavimenti e i gradini squadrati, «non quelli settecenteschi che hanno posto diversi problemi, come pure i pavimenti “seminati” e privi di geometrie ortogonali». (Antonio Cesari)
Dopodiché in maniera veloce, «sull’onda dell’emozione data dalla luce, dai colori, dalle forme», le fotografie sono state scattate con luce naturale e senza l’ausilio del cavalletto.
Come sostiene Cesari, «il lavoro del curioso o del “dilettante” ha, al contrario di quello professionale, scarsi limiti di tempo, di numero. È un abbandono a ciò che piace, che colpisce all’impronta, è una suggestione che porta a galla la nostra storia, le nostre conoscenze, pur modeste, che ci procurano emozione e gioia: non è necessario riconoscere autori o icone o datazioni esatte, poiché la bellezza o anche la semplice fotogenia del soggetto possono essere sufficienti.
La luce che cala dalla lanterna o dalle vetrate alte crea un ambiente plastico e bellissimo; la polvere mossa, a volte l’incenso, esaltano i raggi che attraversano tutto lo spazio, dalla volta al pavimento. Ambienti che sembrano angusti si dilatano nella luce: lo sguardo corre lungo le pareti, le colonne, i pilastri e si ferma lì, in alto».
La mostra è stata realizzata con il patrocinio dell'Ordine degli Architetti di Bologna e con il contributo di ICA SpA Packaging Machines e Coop.Costruzioni.