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Nell’ambito delle iniziative legate al III Centenario della fondazione dell’Istituto delle Scienze, in collaborazione con il Museo di Palazzo Poggi, il Museo Civico Medievale organizza la mostra “Invincibili” Ottomani. Armi ed insegne turche nelle raccolte del Museo Civico Medievale.

La mostra espone le “armi turchesche” provenienti dalla raccolta del generale Luigi Ferdinando Marsili, confluite nei fondi del Museo.

Curata da Mark Gregory D’Apuzzo e da Massimo Medica, l’esposizione offrirà l’occasione per visionare anche importanti pezzi sconosciuti al pubblico, poiché abitualmente conservati nei depositi.

Personaggio fondamentale per le vicende culturali della Bologna settecentesca, il generale Marsili diviene celebre non solo per le strategie adottate servendo l’Impero Asburgico, che lo conducono a successi diplomatici, ma anche per il lungimirante progetto di fondare l’Istituto delle Scienze, rilanciando il prestigio della città in un orizzonte europeo.



È il riflesso della sua moderna concezione degli studi la “Stanza delle Armi” che fa allestire all’interno dell’Istituto, come efficace mezzo di apprendimento, fra teoria e sperimentazione, delle tattiche e delle tecnologie che rendono l’“arte di fare la guerra” una vera scienza: fornita di svariati tipi di strumentazione bellica, raccolta nel corso dei lunghi anni trascorsi in territorio ottomano fra prigionia e campagne militari, la “Stanza” era soprattutto dotata di numerose “armi turchesche”. Sono proprio queste ultime ad aver attratto in special modo l’interesse del generale, che confessa di essere stato affascinato fin dagli «anni più teneri» dalla lettura delle «Storie della Nazione Turca, ... descritta per invincibile».

Una fama d’invincibilità che il generale-scienziato sembra voler ridimensionare anche attraverso lo studio e la classificazione delle armi in adozione all’esercito turco, dalle denominazioni spesso “esotiche”, che illustrerà negli usi specifici all’interno del suo celebre trattato, lo Stato militare dell’Imperio Ottomanno, edito postumo (1732).

In mostra si potranno ammirare, fra le armi da taglio, le Kilij, cioè le scimitarre finemente decorate, tuttora munite dei loro foderi, e gli hangiar, cioè i pugnali indossati soprattutto dai «bizzarri Jenizeri…a lato sinistro dentro la sciarpa», come scrive Marsili.

Si potrà, inoltre, vedere il carcasso per le freccie (terkesh), prezioso per le finiture, abbinato al carcasso per l’arco (kirban).

Ed ancora, saranno esposti i moschetti, tüfenk, lunghi e pesanti, poco maneggevoli, anche se adoperati con grande abilità dai turchi, secondo la testimonianza di Marsili, che afferma di averli visti portare soprattutto dai «Jenizeri d’Egitto», che con essi sanno «tirare a segno molto aggiustamente, facendo un moto addietro col pie destro per frastornare la botta della ripercussion del Fucile».

Sempre fra le armi da fuoco, saranno visibili numerosi esemplari di pistole, con la cassa variamente decorata in «Avorio, Madriperla e Corallo».

Infine, una particolare menzione meritano le tre tug esposte in mostra: si tratta di variopinte insegne militari terminanti in un pomo di rame dorato e ornate con crine di cavallo, utilizzate dai turchi non solo per segnalare le diverse divisioni dell’esercito, ma anche per «atterrire in tante forme i Nemici, ed assicurare i Sudditi di aver forze maggiore che non [h]anno…» (Marsili).

Proprio queste insegne ricorreranno frequentemente nell’iconografia celebrativa dedicata al generale, divenendo una sorta di specifici attributi “marsiliani”.