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Nell’ambito delle manifestazioni per "Bologna Città Europea della Cultura del 2000", il Comitato Bologna 2000 ed i Musei Civici d’Arte Antica promuovono una mostra sulla famosa "Pietra di Bologna", una falsa iscrizione funeraria romana dedicata dall’immaginario Lucius Agatho Priscus ad una misteriosa Aelia Laelia Crispis "né uomo né donna né androgino, né fanciulla né giovane né vecchia…". La lapide, scolpita nel secolo XVI per volontà del Gran Maestro dei Cavalieri Gaudenti Achille Volta, era collocata nel complesso di Casaralta, luogo di delizie e priorato dell’ordine stesso. Divenuta col tempo illeggibile, venne fatta ricopiare nel secolo successivo dall’omonimo nipote di Volta. Fortunosamente scampata ad un bombardamento aereo che nel corso dell’ultimo conflitto distrusse il complesso di Casaralta, la lapide è attualmente esposta nel Lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna.
L'enigma in lingua latina, che si inserisce nel clima di sottile intellettualismo, esclusivo e perfino esoterico, che caratterizzava buona parte della cultura letteraria manierista, ha per secoli sollecitato congetture e ipotesi interpretative da parte di illustri studiosi e letterati. Seguendo una sorta di rito, raramente i viaggiatori colti si esimevano dal programmare una visita a quel misterioso, attraente testo inciso nella pietra, che secondo il letterato secentesco Emanuele Tesauro, "sarebbe bastata da sola alla fama di Bologna". Le più disparate soluzioni, frutto di appassionati ragionamenti di pensatori, eruditi, storici, intellettuali, cultori di esoterismo e alchimia, si intrecciavano in complesse e a volte stravaganti soluzioni. Perfino alcuni scrittori, in particolare Walter Scott e Gérard de Nerval, affascinati da questa famosa lapide, non mancarono di citarla nei loro romanzi e racconti.Alcuni affermano che interpretando il testo si possa arrivare al compimento dell’opera, cioè alla pietra filosofale; altri, di rimando, lo giudicano il frutto di un raffinato gioco, in definitiva uno scherzo intellettualistico; altri ancora, appassionati cultori di enigmistica, propongono fantasiose ipotesi. A questo stuolo si aggiungono gli scettici che, ritenendo senza nesso logico le parole, pensano che si tratti di un puro virtuosismo verbale fine a se stesso. Ma nonostante la pletora delle ricerche e delle congetture, l’enigma rimane tuttora insoluto. Scopo della mostra, curata con rigore scientifico, è quello di chiarire le molte vite di Aelia Laelia Crispis, "ricevute" dalle molteplici, variegate congetture avanzate fino a tutto l’Ottocento. Avvalendosi di diversi documenti e pubblicazioni, l’esposizione avvicina i visitatori all’ambiente culturale in cui fu concepito questo raffinato testo ermetico, li aiuta a coglierne lo spirito fornendo, di conseguenza, un ausilio per rintracciare una chiave di lettura ben distante dalle fantasiose, suggestive interpretazioni fornite, in passato, da letterati, eruditi e scrittori.