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Una mostra di Costume è come leggere un racconto: i corpi sono immaginari perché l’astrazione dei manichini ne cancella la fisicità, ma restano le forme, i colori, la materia e la 'fattura' a testimoniare un mondo di verità quando i Costumi sono autentici pezzi di abbigliamento di questo o quel periodo storico; oppure un mondo di rappresentazione se creati per un film o uno spettacolo teatrale.
Il Medioevo che ho immaginato per "Christine Cristina" affonda una radice nella storia e una nell’immaginazione, qui direi piuttosto nella stilizzazione che mi hanno ispirato i personaggi quando, ancora prima di ricevere l’anima dagli attori, già sulla carta, nella sceneggiatura, ne avevano una grazie alla sensibilità di Stefania Sandrelli, autrice e regista del progetto.
Mentre scrivo queste note, penso allo straordinario processo di 'fabbricazione' delle idee, una parabola che parte da studi e intuizioni individuali e arriva alla visione d’insieme attraverso un intenso lavoro di confronto collettivo e di realizzazione.
Ma c’è un momento magico nel percorso di lavoro, e cioè quando i costumi, da volumi informi, iniziano via via ad assumere identità e carattere… in quel momento si può intravedere la scintilla dell’idea iniziale, del primo disegno, che aspetta di essere portata in piena luce dal corpo e dal temperamento dell’attore.
E qui, nella solennità del Museo Civico Medievale, luogo che mi onora, che mi intimidisce e che mi è familiare allo stesso tempo, sento di poter rivivere quella fase così emozionante: la conferma prima del completamento.