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In questa sala è possibile vedere alcuni paesaggi che Morandi dipinse ad olio e incise nei due luoghi in cui egli trascorse gran parte della sua vita, ovvero a Bologna e Grizzana.
Dal suo studio in via Fondazza o meglio dall’unica finestra di quell’ambiente il suo sguardo indugiava su alcune pareti delle case vicine e sul minuscolo cortile, al cui centro stava un’aiuola con una pianta d’ulivo (dipinta e incisa una sola volta). Quella finestra rappresentò per lui la soglia verso il mondo circostante e la visione de “Il cortile di via Fondazza” divenne il soggetto più volte raffigurato fin dagli anni Trenta. A questi anni risalgono tele in cui Morandi coglie un particolare del cortile, concentrando la sua attenzione sulla vegetazione e tagliando in modo inconsueto i tetti delle case che gli stanno di fronte. Più tardi il suo punto di vista si allargherà andando a inglobare l'intera sequenza di edifici dalle evidenti connotazioni geometriche, rimarcate ulteriormente dai contrasti di luce e d'ombra su i muri colore miele e su i tetti rosa antico.
Nel 1959, quando la vista sul cortile di via Fondazza fu adombrata dalla presenza di nuovi palazzi, l’artista decide di farsi costruire una casa a Grizzana, proprio di fronte ai fienili del Campiaro. La solida forma geometrica di questi edifici rustici aveva interessato Morandi soprattutto negli anni Quaranta (fanno eccezione alcune incisioni del 1929) quando, prediligendo una prospettiva in diagonale, li dipinge e li incide arroccati sull'alto ciglio della strada bianca che spesso diventa centro della composizione. Una perfetta visione frontale e particolarmente ravvicinata caratterizzerà invece alcuni, rari scorci delle case del Campiaro che Morandi indagherà nelle ultime estati a Grizzana attraverso un processo di trasfigurazione in cui la perfetta volumetria di queste costruzioni risulta appiattita e quasi assimilata alla superficie piana della tela o del foglio di carta.
Da non perdere
IL PONTE SUL SAVENA A BOLOGNA, 1912 (V.inc.1) incisione all'acquaforte da matrice di zinco
Morandi era ancora studente all’Accademia di Belle Arti quando incise questa acquaforte, la prima della sua carriera. Essa rappresenta un luogo ben preciso della periferia bolognese, come ci dice il titolo.
Ma che cos’è un’acquaforte? Non è altro che un particolare tipo di incisione realizzata con punta d’acciaio su una lastra di rame o zinco, precedentemente incerata e annerita col fumo di una candela o del lume a petrolio. Il disegno viene alla luce grazie all’azione dell’acido in cui la lamina di metallo viene immersa. Dopodiché sarà l’inchiostro, fatto penetrare nei solchi creati dall’acidatura, o meglio dalla morsura, a tracciare sul foglio, attraverso la pressione del torchio, l’immagine originariamente incisa. La lastra diviene in questo modo una matrice con cui si possono ottenere vari esemplari del soggetto inciso, che vengono accuratamente numerati (questo foglio, ad esempio, è il 6/40). Qui, le colline e le aree coltivate che circondano Bologna sono rese attraverso un tratteggio serrato che definisce la composizione in modo saldo e rigoroso.
PER SAPERNE DI PIÚ : Morandi aveva un apposito quaderno delle tirature (conservato all’Istituto Centrale per la Grafica di Roma) su cui indicava scrupolosamente date, persone e spazi espositivi a cui erano destinate le sue acqueforti. Un registro, quindi, in cui tracciava perfino un veloce schizzo a penna dei vari soggetti incisi, aggiungendovi il titolo e l’anno. In questo caso la pagina riporta Paesaggio della Croara 1912. Il corpus incisorio di Morandi, come quello pittorico, venne ordinato e catalogato dall’amico e collezionista milanese Lamberto Vitali, che lo pubblicò per le edizioni Einaudi nel 1957.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI : Questa acquaforte fu donata al museo nel luglio 1994 da Maria Teresa Morandi, in sostituzione di uno dei due esemplari della Natura morta con oggetti bianchi su fondo scuro del 1931. La sorella del pittore volle così arricchire il patrimonio comunale con un’opera di soggetto diverso e particolarmente importante per capire l’evoluzione del percorso incisorio del fratello. Morandi eseguì le prime prove di stampa con il torchio a stella per incisione, che si trova ora nell’ultima sala del museo. Questo strumento, nel 1956, venne donato da Morandi stesso all’amico e compagno di studi Francesco Bagnaresi e nel 1993 i suoi eredi l’hanno concesso in comodato gratuito al museo.
MATERIALI EXTRA : Lamberto Vitali aggiornò regolarmente il suo censimento pubblicando delle nuove edizioni (la prima dal titolo Giorgio Morandi. Opera grafica venne pubblicata per le Edizioni Einaudi nel 1957) del suo catalogo generale nel 1964, nel 1978 e infine nel 1989. A quella data le incisioni descritte erano 137. Questo foglio è il n.1 di quel volume. In anni relativamente recenti, ovvero nel 1991, Michele Cordaro, all’epoca direttore dell’Istituto Centrale per la Grafica, pubblicò un aggiornamento del Vitali in cui compare il piccolo ritratto di sconosciuto del 1927, identificato poi come Torquato Raimondi, lastra rimasta inedita fino ad allora.
Questo scorcio di strada di campagna appartiene al gruppo di paesaggi realizzati in gioventù da Morandi durante la sua prima estate a Grizzana. Interessante l’impostazione cézanniana della composizione dominata dalla linea prospettica della strada e dalle perpendicolari degli alberi. Colpiscono la luce accecante e i toni chiari e polverosi che anticipano quella sinfonia di verdi che caratterizza tutti i paesaggi a venire sempre e comunque privi di presenze umane.PAESAGGIO, 1913 (V.7) olio su tela
dal 14 novembre 2024 al 2 marzo 2025 l'opera è in prestito alla mostra "Giacometti Morandi. Moment immobiles" all'Institut Giacometti a Parigi
PER SAPERNE DI PIÚ: L’opera inventariata con il numero 7 del catalogo generale Vitali, è simile per tipologia al Paesaggio della raccolta Jesi, n. 8 del Vitali, oggi in collezione privata, e al n. 11, già collezione Jucker e oggi conservato al Museo del Novecento di Milano. Insieme a queste tele viene esposto nella mostra di soli due giorni all’Hotel Baglioni di Bologna nel 1914 e poi ricompare nel 1973 nell’antologica della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma voluta dal critico Cesare Brandi. Il quadro è entrato nella collezione del Museo Morandi in occasione della prima donazione delle sorelle dell’artista al Comune di Bologna nel 1984.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI : Prima di tornare in casa Morandi nel 1970, l’opera era stata donata dall’artista in persona a Gustave Patault, proprietario della ditta francese di tessuti di cui era rappresentante in Italia il padre di Morandi, scomparso prematuramente nel 1909. Il paesaggio si trovava così a Parigi quando venne rilevato dall’antiquario di origini veneziane Giorgio Balboni, che lo restituì alla famiglia Morandi.
MATERIALI EXTRA : Il catalogo generale dei dipinti di Morandi, pubblicato da Electa nel 1977 e curato da Lamberto Vitali, conta un totale di 1376 opere, alle quali vanno aggiunte le 85 tele catalogate in un secondo momento e pubblicate nel volume di aggiornamento uscito nel 2016, a cura di Marilena Pasquali.
La datazione di questa tela è incerta, ma si tratta sicuramente di una veduta del monte Vigese visto dal paese di Roffeno, dove Morandi si recò in villeggiatura per cinque estati consecutive a partire dal 1934. L’idea della composizione è ripresa dalla Montagne Sainte-Victoire di Cézanne. Morandi studia infatti sin da giovane le opere del maestro francese di Aix-en-Provence su libri e riviste con riproduzioni in bianco e nero. Sulla sinistra vediamo l’imponente albero con le sue fronde che si congiunge all’altro sul lato destro della tela formando così un arco che incornicia la scena. Sullo sfondo si staglia la visione del monte grigio-azzurro visto in lontananza, ma comunque imponente e dominante la scena.PAESAGGIO, 1935-36 (V.211) olio su tela
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PER SAPERNE DI PIÚ : La tela è molto probabilmente non finita. Venne, infatti, ritrovata da Maria Teresa Morandi dopo la morte del fratello, arrotolata in un ripostiglio. Questo spiega anche le pennellate asciutte e alcune zone di colore troppo delicato che lasciano intravedere la grana della tela sottostante.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI : L’opera, fatta restaurare e intelaiare, venne esposta per la prima volta alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara nel 1978 e successivamente donata da Maria Teresa Morandi al Comune di Bologna nell’ottobre 1991.
Si tratta dello scorcio sui tetti e sulle case che Morandi vede dalla finestra del suo studio e tante volte realizzato sin dal 1934-35 e poi di nuovo dal 1947. Questa, in particolare, è una delle ultime vedute prima che una nuova costruzione impedisca per sempre a Morandi la vista su giardini e case colme di aria e di luce. Come per le nature morte, l’artista applica una ferrea griglia prospettica dentro la quale muoversi spostando semplicemente il suo sguardo con una diversa inclinazione. Sulla sinistra vediamo la superficie liscia di un muro che fa da quinta e proietta la sua ombra sulle restanti case. Da evidenziare la purissima scala di rosa, usata per tetti e finestre, che spicca sul giallo dei muri, insieme a quelle due brevi pennellate verticali di azzurro al centro della composizione. A contrasto con queste linee ortogonali, in primo piano ci sono le chiome vibranti e luminose degli alberi fioriti.CORTILE DI VIA FONDAZZA, 1958 (V. 1115) olio su tela
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PER SAPERNE DI PIÚ : Nella collezione del Museo si trova un altro Cortile di via Fondazza di due anni prima e con lo stesso scorcio di tetti e case, solo visti da un punto ravvicinato e con una diversa sfumatura di tono e luce, come a indicare una diversa ora del giorno.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI : La costruzione del nuovo edificio è una delle ragioni che spingono Morandi nel 1960 a realizzare una casa-studio anche a Grizzana dove ricomincerà a trascorrere diverso tempo e a dipingere anche paesaggi. La tela fa parte della donazione di Maria Teresa Morandi al Comune di Bologna avvenuta nell’ottobre 1991.
Le Case del Campiaro, soggetto di questo quadro, sono da subito uno dei luoghi privilegiati e più amati da Morandi quando si trova a Grizzana, sintesi di puri solidi geometrici. Qui la visione dei fienili è frontale e lo spazio è quasi interamente invaso dalle fronde rigogliose con infinite varietà di verde. Della nota strada bianca che attraversava e attraversa ancora oggi il paese, qui non rimane che uno spicchio nell’angolo inferiore destro della tela, a cui si riflette all’angolo opposto un analogo, minimo e bianco, spicchio di cielo.PAESAGGIO, 1962 (V.1287) olio su tela
PER SAPERNE DI PIÚ : Datato 1962, questo dipinto si riferisce alla penultima estate trascorsa da Morandi a Grizzana. Negli ultimi paesaggi la natura sembra divenire più astratta anche se sappiamo quanto fosse fondamentale per l’artista l’adesione al dato reale.
Tutti gli elementi appaiono come sullo stesso piano. Morandi, infatti, poteva raggiungere questa illusione grazie all’uso del cannocchiale che gli consentiva di scegliere particolari a diverse distanze e disporli appunto su uno stesso piano. Era capace di stare ore a guardare dalle tre finestre del suo spoglio e luminoso studio grizzanese usando il cannocchiale o anche con un semplice cartoncino quadrato per incorniciare e individuare solo una porzione di realtà, di natura dentro la quale riassumere il tutto.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI : La tela, esposta nelle rassegne soltanto a partire dal 1975, fa parte di una prima donazione di Maria Teresa Morandi al Comune di Bologna avvenuta nel giugno 1978.