a cura di Davide Ferri
Bologna, Artefiera
1-4 febbraio 2019
La maggiore novità del programma collaterale di Arte Fiera è Solo figura e sfondo, una mostra dedicata alle collezioni istituzionali d’arte moderna e contemporanea dell’Emilia-Romagna, pubbliche e private. La mostra inaugura un ciclo intitolato COURTESY EMILIA-ROMAGNA: una serie di mostre temporanee, allestite all’interno di Arte Fiera a partire dall’edizione del 2019, che si propone di celebrare il patrimonio collezionistico del territorio - un vero e proprio “museo diffuso” - dalla prospettiva di un curatore (che cambierà ogni anno) e di un tema da lui proposto. Per la prima edizione, a cura di Davide Ferri, il concept ha insistito sul tema di fondo della rassegna: l’Emilia Romagna come terra d’arte, nella quale le individualità e le eccellenze si riconoscono parte di un tessuto, di una rete, di un paesaggio comune.
La mostra si sviluppa privilegiando lo svolgimento di un tema centrale della storia dell’arte (e della teoria della percezione): il rapporto tra figura e sfondo, ma non solo in termini formali, sulla base cioè della “legge dei contrasti” e delle sue possibili trasgressioni, ma soprattutto in termini lirici e atmosferici.
Al centro della mostra vi è l’esperienza del soggetto nel luogo e del paesaggio, interpretato alla luce di indicazioni che provengono anche dalla letteratura, dal cinema, dalla musica e dalla fotografia, con particolare attenzione a quella linea di ricerca che, attraverso figure come Pier Vittorio Tondelli, Gianni Celati e Luigi Ghirri (solo per fare qualche esempio), ha delineato una specie di mitologia della via Emilia e l’idea della via Emilia come metropoli diffusa.
Questa mitologia offre un bacino di immagini, temi e figure a cui spesso la mostra fa rifermento, senza tuttavia attenersi, se non come richiamo, alla descrizione di un unico paesaggio.
La mostra ports diverse generazioni di artisti ad osservare alcuni grandi maestri ma anche alla riscoperta di alcune figure di artisti minori presenti nelle collezioni delle istituzioni e delle fondazioni della regione, a linguaggi diversi (inclusi quelli specifici di alcune importanti tradizioni locali, come la ceramica e il mosaico, ad esempio), privilegiando uno sviluppo sincronico, le libere associazioni, gli accostamenti inediti, in modo che anche l’allestimento e la relazione tra le opere, sia uno spartito in grado di pensarsi come costruzione di senso a proposito del rapporto tra figura e sfondo.
Per l'occasione il Museo Morandi ha concesso in prestito 2 acqueforti: Paesaggio (Pianura di Bologna), 1929 (V.inc.54) e Campo di tennis ai Giardini Margherita a Bologna, 1923 (V.inc.20).