a cura di Nadia Marchioni
Lucca, Fondazione Ragghianti
17 marzo - 2 giugno 2019
L’esposizione affronta il tema della “regressione” verso il disegno infantile da parte di artisti italiani fra il secondo e terzo decennio del Novecento, argomento già ampiamente approfondito da Carlo Ludovico Ragghianti, di cui la mostra colma quelle lacune che il noto studioso di storia dell’arte denunciava, riferendosi alla propria indagine.
Il tema del “tornare bambini”, recuperando la freschezza e la libertà del disegno infantile, fu dunque un’esigenza sentita da molti artisti importanti dei primi decenni del Novecento come Balla, Carrà, Garbari, Soffici, Rosai e anche da vari artisti toscani come Cecioni, Balduini, Magri, Viani.
Proprio da questo nucleo di artisti toscani – afferma la curatrice Marchioni – la mostra parte per ricostruire la storia della regressione al linguaggio dell’infanzia nell’arte, che si avvia con Magri e Viani poco dopo la metà del primo decennio del Novecento e si diffonde fra una selezionata cerchia di artisti che ebbero modo di confrontarsi più o meno direttamente con queste espressioni formali, grazie anche al contributo di contemporanee affermazioni critiche pronte ad avallare la validità di questa scelta controcorrente: fatale appare la coincidenza fra la data dell’inaugurazione della mostra di Magri al Lyceum di Firenze (2 giugno 1914) e quella della pubblicazione su “Lacerba” del saggio di Carrà Vita moderna e arte popolare (1 giugno 1914), in cui l’autore si scaglia contro la “falsissima idea di potersi creare artificialmente una verginità e una sensibilità moderna andando nel lontano centro d’Africa”, inneggiando alle opere eseguite “per semplice diletto da bambini, operai, donne”, come l’unico modo per “osservare e assimilare le leggi plastiche manifestate nella loro primordiale purezza”.
Articolata in sei sezioni, l’esposizione, partendo dalla fine dell’Ottocento, ripercorre i primi decenni del XX secolo, mostrando opere di artisti affascinati dall’universo infantile, di cui prendono in varie forme e stili l’essenza: la semplicità, la poesia, la soavità dei colori e dei soggetti rappresentati.
Il Museo Morandi è presente con l'opera: Fiori, 1905.