Morandi e l'arte dell'incisione

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L'incisione è un capitolo fondamentale dell'intera vicenda artistica di Giorgio Morandi che ne è stato un interprete straordinario, fra i più significativi di tutto il panorama europeo. Egli aveva iniziato a dedicarsi allo studio dell'acquaforte da autodidatta, tra il 1907 e il 1912, trascorrendo ore e ore a studiare le riproduzioni delle opere grafiche degli antichi maestri incisori. Aveva guardato a lungo e minuziosamente, le più difficili e oscure prove di Rembrandt di cui possedeva quattro incisioni originali e le riproduzioni dell'intero corpus della sua produzione incisoria raccolto in volumi in folio. Naturalmente non ne imitò mai il gusto, la maniera o i soggetti; gli interessava invece la sua maestria indiscutibile, in questa pratica che richiede mano fermissima, occhio acuto e conoscenza tecnica. Sono principalmente acqueforti (fanno eccezione una ceramolle, due puntesecche e una xilografia) quelle che Morandi realizza tra il 1912 e il 1956 utilizzando lastre di rame o di zinco che successivamente consegna a Carlo Alberto Petrucci, egli stesso incisore di talento e capace direttore della Calcografia Nazionale di Roma (istituto che oggi possiede la quasi totalità della matrici morandiane). É a Petrucci, infatti, che Morandi affida il privilegio della tiratura delle sue lastre, tiratura che egli volle sempre in numeri molto ridotti e che sorvegliò in ogni passaggio. Il rigore della pratica incisoria sarà alla base del suo insegnamento all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Egli nel 1930 ottiene “per chiara fama” la cattedra di Incisione, incarico che conserva fino al 1956. Del resto, come egli stesso dichiarò a Edith Schloss nel 1961: “L'incisione all'acquaforte in fin dei conti è una tecnica, qualcosa di tangibile che può essere insegnato. L'Arte non si può insegnare”.
 


Per saperne di più


GRANDE NATURA MORTA CON LA LAMPADA A PETROLIO, 1930 (V.inc.75) incisione all’acquaforte da matrice di rame
Collezione C.O.Z.
Provenienza: deposito in comodato gratuito da gennaio 2017
Si contano 12 oggetti su questo ripiano. Ci sono bottiglie, vasi, una delle due grandi caraffe metalliche, un boccale in vetro a destra, la scatola dalla “bocca” aperta, un coltello leggermente sporgente dal piano con la sua ombra, il vaso rotto di cui si è già parlato, ma soprattutto la lampada a petrolio la cui presenza viene rimarcata nel titolo. Morandi definisce geometricamente lo spazio traducendo la fluida pennellata in un tratteggio regolare che modula aggiungendo o sottraendo linee parallele, oppure obliquamente incrociate, al fine di creare diverse intensità di chiaroscuro. Lascia intoccata, quindi protetta da apposita cera per evitare l’azione dell’acido, un’unica zona, piccolissima, del vaso rotto; come un tocco di biacca in un suo dipinto, cioè un brillìo di luce nella penombra. Questa incisione, n. 75 del Catalogo generale di Lamberto Vitali, è considerata uno dei capisaldi dell’arte incisoria morandiana e ritengo che osservandola attentamente e pensando al lavoro minuzioso che ha comportato, non si possa che essere d’accordo.
PER SAPERNE DI PIÙ: Nel 1930 Morandi realizza una natura morta ad olio prendendo a modello alcuni di questi oggetti, ma nel dipinto (V.155) non vi è traccia né del boccale, elemento che utilizzerà frequentemente negli anni ‘50, in particolar modo negli acquerelli, né del vaso rotto, né tantomeno della lampada a petrolio. Morandi aveva varie lucerne con la base in ceramica bianca completate da un vetro a protezione dello stoppino che ritroviamo nei dipinti e nei disegni e che si possono ancora ammirare tra gli oggetti del suo studio in via Fondazza. 
PERSONAGGI E AVVENIMENTI: Questo foglio inciso appartiene ad un collezionista privato e dal 2017 è in comodato gratuito presso questo museo. Nella nostra raccolta vi è invece una prova di stampa frutto di una tiratura realizzata poco più di tre mesi dopo la morte di Morandi e difatti firmata dalla sorella Maria Teresa. Dal Quaderno delle incisioni di Morandi, sappiamo che l’esemplare 3/40 venne tirato per poter essere esposto ad un’edizione della Quadriennale Nazionale di Roma, ma fu in seguito donato da Morandi all’amico artista Mino Maccari che aveva già pubblicato quest’acquaforte nel 1932 sulla rivista “Il Selvaggio” di cui era direttore. 
 
LA STRADA BIANCA, 1933 (V.inc.104) incisione all'acquaforte da matrice di rame 
È uno dei soggetti paesistici più ricorrenti nella produzione artistica di Morandi. A Grizzana l'artista si sofferma sul motivo della strada non asfaltata che conduceva al centro del paese. Il biancore della polvere (a cui corrisponde quello della carta) è qui accentuato da una luce zenitale che sembra inondare la strada fino a scollinare dietro l'orizzonte, ravvivando la vegetazione rigogliosa che la costeggia. Sul ciglio in posizione sopraelevata dominano, quasi senza peso, le semplici cubature delle Case del Campiaro rischiarate anch'esse da una luce argentea resa possibile dall'abile uso del tratteggio.
PER SAPERNE DI PIÙ: Nell'estate 1939 Morandi riprese questa stessa composizione nel dipinto V.248 e poi nel 1941 tornò sullo stesso soggetto in tre ulteriori varianti pittoriche (V. nn.339, 340, 341). Francesco Arcangeli nella monografia dedicata all'artista (Edizioni del Milione, 1964, pp.272-273) descrive quest'acquaforte con le seguenti parole: Un diapason, ed ecco si ritenesse quel tessuto perfetto, in un eterno rimando fra i sensi e la coscienza. Ne La strada bianca (Vitali n.104) il diapason è un cinerino argenteo, spento entro due chiari senza tempo, e il tessuto è una larva, l’eco remota d’un’estate infinitamente polverosa, dove Morandi, razionale come un francese, paziente come un tibetano, sembra aver creato una pausa, che pare debba occupare per sempre la nostra coscienza, un intervallo entro “il tacito infinito andar del tempo”. Nulla più della meditazione sul naturale di Leopardi sembra vicina, ora, a queste opere, dove tutto è storia e tradizione, e dove pure sembra che queste qualità debban morire entro se stesse, sul traguardo ultimo e mortale della contemplazione.                         
PERSONAGGI E AVVENIMENTI: Nel 1960, sull'altro lato della strada rispetto alle Case del Campiaro, Morandi si farà costruire la sua abitazione.