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Il Museo Morandi è lieto di ospitare la presentazione del volume Morandi e Montale. Un intrecciarsi di piani poetici, di Marilena Pasquali (Succedeoggi Libri).
Intervengono insieme all'autrice:
Lorenzo Balbi, direttore Museo Morandi
Raffaele Milani, professore Ordinario di Estetica, Università di Bologna
Mattia Patti, professore di Storia dell'Arte Contemporanea, Università di Pisa.
Ingresso: libero fino a esaurimento posti.
Vite parallele, quelle di Giorgio Morandi ed Eugenio Montale? Sì, almeno in parte, la parte che attiene a sensibilità, linguaggio e poetica in quell’incandescente crogiolo di passato e futuro che è la prima metà del Ventesimo Secolo.
È Francesco Arcangeli, storico dell’arte tra i più vicini al pittore, a scrivere: «Per ora [tra il 1928 e il 1935-’36] in Italia soltanto Montale è, quasi contemporaneamente, fratello a quel Morandi che non conosce». Ma, poco più tardi, Morandi e Montale si incontrano grazie ad amici comuni quali Filippo de Pisis, Cesare Brandi, Luigi Magnani, Giuseppe Raimondi. E il poeta acquista direttamente dall’artista due dipinti – un piccolo mazzo di fiori in vaso del 1942 e una natura morta del 1946 – che lo accompagnano nel suo trasferimento da Firenze a Milano nel 1948 e poi sempre illuminano il suo salotto accanto alle tele di de Pisis e alle sue stesse carte dipinte, matite, acquerelli e pastelli di acuminata leggerezza.
Inseguendo questi indizi, Marilena Pasquali – studiosa dell’opera di Morandi, da sempre affascinata dalle analogie di sensibilità e pensiero che si possono cogliere nell’opera di entrambi – ricostruisce la relazione tra il pittore e il poeta. E la sua arte e la poesia.
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