a cura di Eugenio Riccòmini
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4 novembre 2008 - 11 gennaio 2009
Manaresi, artista a tutto tondo che si muoveva con grande padronanza tecnica e formale dalla pittura alla scultura, si avvicinò all’incisione in età già matura (la sua prima lastra risale al 1949), introdotto per amicizia e stima dallo stesso Morandi, di cui non fu mai allievo ma a cui dedicò esplicito omaggio in numerose occasioni. Eccellente interprete sia della natura morta che del paesaggio, a differenza di Morandi si cimentò con differenti tipologie di soggetti, dal ritratto al nudo, dagli studi di composizione ai soggetti sacri, dimostrando di avere sempre presente l’altissimo modello morandiano, ma anche di averne assimilato la lezione trasformandola in qualcosa di suo, di personale, di unico. E fu proprio grazie a queste premesse che nel 1954, a soli cinque anni dalla prima acquaforte, vinse il Gran Premio per l’Incisione alla XXVII Biennale di Venezia, a cui seguì il pieno riconoscimento di critica e di pubblico.
La mostra presenta sessantaquattro acqueforti, datate tra il 1949 e il 1986, provenienti dalla collezione degli eredi e dalla donazione che Mariano Mazzocco fece nel 1978 all’Istituzione Galleria d’Arte Moderna di Bologna, la cui catalogazione è stata realizzata tra il 1998 e il 1999 grazie al sostegno dell’IBC, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
La selezione fatta dal curatore tra le oltre quattrocento lastre incise da Manaresi nella sua vita rispecchia la vicinanza dell’artista a Morandi, mostrandone però soprattutto i motivi di divergenza.