a cura di Fabrizio d'Amico
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10 maggio – 19 luglio 2009
L'esposizione si concentra in particolare sull'ultima stagione pittorica dell'artista ferrarese, compresa tra il 1940 e il 1953, sulla quale manca a tutt'oggi una specifica riflessione. La selezione effettuata dal curatore comprende 26 tra dipinti e disegni provenienti dalle donazioni Malabotta e Pianori e appartenenti alle collezioni delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.
A seguito del suo rientro in Italia, nel 1939, la produzione artistica di Filippo de Pisis è fortemente segnata da un'inquietudine e da un male di vivere crescenti, che si manifestano in una pittura dapprima espressivamente caricata, poi sempre più essenziale; intrisa di toni cupi, invasa da un biancore abbacinante, essa depone quel vibrante cromatismo e quel prestigio pittorico che ha connotato tanta parte dei suoi anni Trenta.
Dopo il 1939 l'artista continuerà a dipingere per poco più di un decennio, inaugurando una nuova fase caratterizzata da tratti più asciutti e sintetici. Con l'aggravarsi delle sue condizioni di salute tale cambio di rotta diventa sempre più evidente, e in Ritratto di Allegro (1940), presente in mostra, trova la sua prima chiara manifestazione: la pittura, ridotta all'essenziale, lascia libere ampie porzioni di tela (come accadrà ripetutamente anche in seguito), le architetture si asciugano, il volto è definito da pochi tratti sommari e sullo sfondo ritroviamo la tipica strategia del quadro nel quadro, ricorrente in molti lavori di De Pisis.
Proprio nella fase finale della vicenda artistica di De Pisis si forma il nucleo più coeso e consistente di disegni, dalla pregevole qualità, che trovano ampio spazio nelle sale del museo. In tali opere ciò che viene tolto al tratto lo si trova nella materia - sanguigna, pastello o olio, che si scontrano con la sicurezza e la pulizia del segno, come si può ammirare nei numerosi nudi che costituiscono il soggetto privilegiato di questa serie.