Tempo e composizione

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Nell'approccio agli oggetti comuni e  ai fiori di stoffa, Morandi individua composizioni di forme geometriche elementari come cubi, cilindri, sfere e triangoli dove si esprime l’essenza delle rispettive qualità visibili. Sulla tela l’artista spoglia l'oggetto di ogni elemento superfluo per restituirci, limpido, il sentimento del visibile.   
Fra gli oggetti che Morandi predilige e che ricorrono con maggiore frequenza vi è la grande bottiglia bianca a tortiglioni, spesso accompagnata da piccole ciotole o tazze ed una coppia di preziose bottiglie persiane in ceramica più volte ritratte anche singolarmente.Ci sono poi una serie di lunghe e sottili bottiglie che, serrate le une alle altre insieme a barattoli e scatole, danno vita a Nature morte dove la composizione frontale pare inscritta in un’ideale forma geometrica. 
I temi e i soggetti sono sempre gli stessi sin dagli esordi, ma è nel dopoguerra che Morandi mette a punto una semplificazione estrema del comporre, concentrandosi ormai su poche forme di oggetti disposti con minime, ma continue variazioni dando vita a  composizioni pittoriche sempre nuove e diverse.
Il rigore formale delle Nature morte morandiane, fondata su quella che Francesco Arcangeli definisce “variazione su un motivo dato di composizione”, si accompagna a un'atmosfera silenziosa e contemplativa. Questo è ancora più vero per i celebri “fiori”, dove si concentra una profonda misura del colore, del tono e della variazione cromatica. 
La pittura di Morandi, a partire dagli anni Cinquanta, è definita da un'alternanza di positivo e negativo, forme piene e vuote armonicamente accordate secondo perfetti equilibri compositivi e attraverso un sapiente uso dei colori che determina  di volta in volta la costruzione volumetrica degli oggetti. Questi, disposti frontalmente, restano avvolti in un alone di mistero e in un silenzio poetico, che vibra sotto l'azione ammaliante della luce, sostanza ed essenza di tutte le opere morandiane. I lavori presentano composizioni di oggetti rappresentati talora nella loro suggestiva monumentalità, altre volte costretti, invece, in un'architettura in cui le forme si compenetrano e si rincalzano, serrandosi in blocchi compatti dalle straordinarie variazioni e velature cromatiche, dosate in relazione alla struttura geometrica di un'intima scacchiera emozionale. 


Per saperne di più


FIORI, 1924 (V.88) olio su tela
Quello fra il 1920 e il 1924 è uno dei periodi in cui è più intensa la ricerca morandiana sul tema dei fiori, con composizioni che si rivelano indispensabili alla crescita dell’artista, perché segnano chiaramente il suo passaggio attraverso i Valori Plastici, movimento artistico d’avanguardia sostenuto dall’omonima rivista fondata a Roma nel 1918 da Mario Broglio, che teorizzava il recupero dei valori nazionali e italici ed il ritorno alla cultura figurativa di matrice classica. I papaveri freschi presentati in questa tela e quasi ancora accarezzati da una brezza leggera attestano l’incessante ricerca di valori puri messa in atto da Morandi in questi anni. La composizione è dominante, fortemente centralizzata e caratterizzata da una pennellata dai tocchi leggeri e fluidi come fluida e liquida sembra essere la luce ambrata che investe il vaso di fiori, cilindrico e scuro, in contrasto cromatico con il rosso-arancio dei papaveri e il color miele dello sfondo.
PER SAPERNE DI PIÙ : Questi Fiori furono regalati da Morandi alla sorella Anna che li tenne appesi nella sua stanza finché l’opera non confluì nel museo a lui dedicato.
È noto che l’artista bolognese dipingesse i fiori non tanto per venderli, ma per regalarli in occasioni speciali come matrimoni e compleanni di amici a lui cari  tra i quali Roberto Longhi, Lionello Venturi, Eugenio Montale e Vittorio De Sica.
NATURA MORTA, 1939 (V.241) olio su tela
Quest’opera presenta un perfetto equilibrio sia compositivo che cromatico. Pochi e selezionati oggetti, distribuiti in modo calibrato, dominano la scena: un bottiglia a collo alto e la grande bottiglia a tortiglione, entrambe riempite da Morandi con calce bianca per ottenere quella opacità funzionale alla sua ricerca pittorica. A questi oggetti si affiancano, quasi sfiorandosi, la piccola zuccheriera dal manico blu lapislazzulo proprio come il colore della bottiglietta accanto. Morandi colloca accuratamente questi oggetti leggermente sfalsati gli uni rispetto agli altri sul piano compositivo, con i bordi che, sapientemente rimarcati dal suo pennello, sembrano quasi compenetrarsi e fondersi cromaticamente con lo spazio circostante. 
PERSONAGGI E AVVENIMENTI : Il 1939 è l’anno in cui Morandi espone alla III Quadriennale Romana. La sua presenza, con una vera e propria retrospettiva di ben 53 opere, venne sostenuta da famosi critici come Roberto Longhi, Cesare Brandi, Raffaele De Grada, Duilio Morosini, ma al contempo contrastata da artisti come Luigi Bartolini o Mario Sironi. I dettami imposti all'arte dal regime lo penalizzeranno. Egli, infatti, otterrà il secondo premio per la pittura dopo Bruno Saetti. 
FIORI, 1950 (V. 708) olio su tela
Tra il ‘50 e il ‘51 Morandi realizza alcune fra le sue più belle composizioni di fiori, in particolare raffigurando i vasi nella loro interezza. In questa tela il vaso scelto è caratterizzato da molti strati circolari e viene posto proprio al centro del dipinto. L’oggetto è visto frontalmente, senza ombre, se non per un profilo teso a sottolinearne la forma e il colore chiaro che si staglia sul fondo bruno del piano d’appoggio. Sull’orlo del vaso spiccano compatte le corolle delle rose di seta tanto amate da Morandi, che con sapienza le rende fragili e preziose allo stesso tempo.
PER SAPERNE DI PIÙ: Nel catalogo generale dell’opera di Morandi si trova un totale di 12 tele dipinte con questo stesso vaso di fiori. Un’identica versione di quello conservato al museo, ma di misure ridotte, è esposta proprio a fianco di questo. Si tratta di un piccolo quadro del 1946 di collezione privata e giunto in comodato al museo nel 2009. La possibilità di mettere a confronto queste 2 opere consente di osservare come l’artista si esercitasse sul tema delle varianti nei vari generi e non solo nelle nature morte.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI: Tutti i più sensibili critici di Morandi hanno riconosciuto i dipinti di fiori degli anni ‘50 tra i capolavori dell’artista. Ricordiamo lo storico dell’arte Jean Leymarie, che afferma: “Nessun pittore, né Renoir, né Bonnard ha saputo rendere i fiori con altrettanto fervore primitivo, con altrettanta sensibilità moderna”.
MATERIALI EXTRA: Sempre degli anni ‘50 e ‘51, ma con un altro tipo di vaso, fanno parte alcune tele di altissimo livello e che testimoniano ancora una volta come Morandi riservasse i dipinti di Fiori come doni per amici e conoscenti in occasioni speciali. Tra questi ricordiamo, in particolare, 3 varianti sullo stesso soggetto, appartenute rispettivamente allo storico dell’arte Roberto Longhi, alla futura moglie del critico letterario Piero Bigongiari, donato da Morandi in occasione del loro matrimonio, e l’ultimo allo storico dell’arte Lionello Venturi e alla sua seconda moglie.
NATURA MORTA, 1952 (V. 823) olio su tela
Nel 1952 Morandi lavora a una serie di 15 nature morte di cui fa parte questa tela, catalogata da Lamberto Vitali con il n. 823. Egli indaga in maniera assorta e persistente ciò che Francesco Arcangeli definisce “la variazione su un ‘motivo’ dato di composizione”. In ogni dipinto, infatti, rimangono costantemente presenti il vaso cilindrico e la bottiglia rotondeggiante dal collo allungato, mentre altri oggetti, pochi e sempre gli stessi, si danno il cambio sul ripiano creando ogni volta una nuova composizione. In questo caso il drappo giallo, come un nodo tra i volumi rotondi degli altri elementi, sembra mettere in maggiore evidenza il nitore vellutato dei bianchi, e il cestino di vimini in secondo piano sembra invece mimetizzarsi con il tono di colore del piano di appoggio.
PER SAPERNE DI PIÙ : Questo dipinto raccoglie un campionario di oggetti chiave tra quelli utilizzati da Morandi in alcuni decenni della sua attività. Il drappo è una presenza che rimanda a un altro panno giallo accartocciato o ripiegato sul piano che l’artista aveva utilizzato negli anni giovanili. Il cestino lo troviamo già presente in due acqueforti del 1921 e nel disegno del 1924 appartenente alla collezione del museo. È invece del 1952 la Natura morta in cui Morandi con la matita interpreta, quasi esattamente, la stessa composizione della tela  anche se la ritrae da un diverso punto di vista.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI: Il dipinto apparteneva a Francesco Paolo Ingrao, avvocato romano e grande appassionato d’arte. Egli stesso testimonia di avere avuto un “rapporto umano con Morandi dal 1946 al 1963” e di avergli fatto visita cinque o sei volte all’anno e mai a mani vuote. “Il dono che Morandi apprezzava di più”, ricordava l’avvocato “era il libro d’arte. […] Uno dei libri che più gli piacquero fu quello dei colloqui di Cézanne con Gasquet”. Il volume si trova ora nella biblioteca dell’artista nella casa di via Fondazza.
NATURA MORTA, 1956 (V.1013) olio su tela
L’opera appartiene a una serie di nove composizioni a cubi realizzate nel 1956 e caratterizzate da una evidente partitura geometrica,“ a quadrato”. Gli oggetti occupano lo spazio con decisa fermezza. Come si osserva, sulla soglia del tavolo Morandi pone alcune scatole di cartone, probabilmente da lui stesso realizzate, e alle spalle dipinge, sovrapponendone i margini, alcune bottiglie, tra cui quella bianca. Questa, seminascosta dal parallelepipedo dello stesso colore, conferisce alla tela una misteriosa atmosfera, accentuata da pennellate morbide e vibranti. L’uso di un tono cromatico tenue e delicato favorisce visivamente le interazioni tra gli oggetti che si compenetrano a vicenda e con lo sfondo.
PER SAPERNE DI PIÙ: Quest’opera mette in evidenza l’interesse di Morandi nell’indagare gli spazi architettonici. Il critico Carlo Ludovico Ragghianti, riferendosi alle nature morte di questa serie, parla di “castelli o fabbriche costruiti secondo un principio cubico estremamente semplice”. 
Nel 2014 la nota artista inglese Rachel Whiteread ha scelto questa Natura morta come punto di partenza per una serie di suoi lavori scultorei e su carta, esposti in una sala del Museo Morandi, in dialogo con l’opera dell’artista bolognese.
PERSONAGGI E AVVENIMENTI: Nel giugno del 1956 Morandi compie l’unico suo viaggio all’estero, a Winterthur in Svizzera, dove si reca per l’inaugurazione di una sua mostra. In quell’occasione ha modo di visitare l’importante collezione Reinhart e ammirare l’opera di Chardin, Jeune homme construisant un château de cartes. Come ci racconta Heinz Keller, allora direttore di quel museo, l’artista si soffermò a lungo davanti a quell’opera ed “esaminò particolarmente la disposizione delle carte”.