Gioachino Rossini e l'Opera nell'Ottocento
(Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Con sala 7 si conclude l’epoca di padre Martini per entrare in quella dei suoi illustri successori: in particolare Stanislao Mattei, che salva la collezione dalle confische napoleoniche, e Gaetano Gaspari, colui che per primo cataloga l’immensa collezione dandole la dignità di “Biblioteca”. Entrambi dedicheranno la propria vita a conservare ed allargare il patrimonio con lo stesso spirito di padre Martini, ponendo particolare attenzione a partiture, trattati e, ovviamente, quadri.
Alle pareti sono infatti esposti i ritratti di alcuni importanti musicisti dell’Ottocento: Giuseppe Verdi e Arrigo Boito, Richard Wagner, Gaetano Donizetti (fra i primi allievi del Liceo Musicale di Bologna), Vincenzo Bellini, Isabella Colbran e, su tutti, Gioachino Rossini.
Sotto ai rispettivi busti, posti all’ingresso della sala, sono esposti alcuni importanti libretti originali delle opere di Verdi e di Wagner, accanto alle corrispondenti partiture d’epoca. La lettera autografa di Wagner con cui il compositore ringrazia il Sindaco per il conferimento della cittadinanza onoraria, esposta nel cassetto, assieme al libretto della prima rappresentazione italiana del Lohengrin, avvenuta proprio al Comunale di Bologna l’1 novembre 1871, ci restituiscono un’immagine della “mania wagneriana” che imperversava per le strade della città in quel periodo.
Ma il vero protagonista della sala è Gioachino Rossini ed il suo rapporto con Bologna: oltre ad una serie di cimeli rossiniani trafugati dal mercato di Parigi alla morte del compositore nel 1868, in esposizione vi sono il suo pianoforte Pleyel del 1844, una lettera autografa al senatore della città (che era stata rubata negli anni '40 e che è tornata a far parte della collezione solo nel 2019, quando fu individuata nel corso di un’asta a Milano), ma soprattutto il manoscritto autografo del Barbiere di Siviglia.
Completano il percorso espositivo alcune vetrine sul divismo dei cantanti dell’800: provate a leggere gli ampollosi sonetti in gloria dedicati alla cantante Isabella Colbran in occasione delle sue recite, oppure le pretenziose richieste del cast stellare de “I puritani” di Bellini attraverso i messaggi scritti all’impresario Tadolini.
Nell’angolo della sala sono invece esposti alcuni strumenti dell’epoca, come uno dei primi strumenti del celebre costruttore e inventore Adolphe Sax, che ci traghettano direttamente verso sala 8.
Oppure fai un approfondimento sulle decorazioni di sala 7, la sala "del gazebo".