Il Farinelli e l'Opera italiana del Settecento
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Sala 6 è dedicata al secolo d’oro della musica italiana, il Settecento, e dunque al genere italiano per eccellenza: l’Opera. Per questo alle pareti sono appesi i ritratti di alcuni grandi cantanti dell’epoca – fra cui certamente spicca il ritratto a grandezza naturale del celebre castrato Carlo Broschi detto Farinelli – e di alcuni celebri operisti, per la maggioranza di scuola napoletana: Paisiello, Jommelli, Durante, Leo, Cafaro, Cimarosa, Scarlatti, Porpora, accanto ai veneziani Caldara e Antonio Vivaldi.
La vetrina accanto all’entrata funge da trait d’union fra l’opera del Seicento (raccontata in sala 5 dalla vetrina sull’Euridice) e quella del Settecento, protagonista di questa sala. Sono infatti qui mostrate le sontuose rappresentazioni andate in scena a metà Seicento presso il Teatro delle Quattro Fontane, a Roma, che per un breve periodo fu uno dei più importanti teatri italiani, scalzati poi dai teatri di Venezia e soprattutto di Napoli.
L’altro grande protagonista della sala, assieme a Farinelli, è il modellino ligneo del Teatro Comunale di Bologna realizzato da Antonio Galli Bibbiena nel 1756, ben sette anni prima della costruzione del Teatro vero e proprio. Assieme alla locandina della sua inaugurazione (appesa nella parete accanto), questo modellino fotografa un importante momento per la nostra città. Riuscite a notare le differenze con il Teatro che verrà poi realizzato e in cui ancora oggi ci rechiamo?
Nei due cassetti accanto al camino si trovano invece la raccolta completa delle opere di Metastasio – poeta per eccellenza i cui libretti nel corso del Settecento verranno musicati più di 800 volte da compositori diversi – assieme al Parnaso dei compositori e quello dei cantanti.
Sotto ai mandolini sono infine esposte le partiture ed i libretti originali di alcune importanti opere buffe dell’epoca. Nata come “intermezzo” messo in scena durante gli intervalli fra gli atti delle opere serie, l’opera buffa diverrà pian piano un genere autonomo molto apprezzato dal pubblico: sono qui esposti i libretti originali e le partiture della “Serva Padrona” di Pergolesi e del meno noto (ma celeberrimo ai suoi tempi) “Barbiere di Siviglia” di Paisiello.
Proseguendo il percorso in Sala 7, fra le varie cose, potrete ammirare il manoscritto autografo di quello che dal 1816 in poi diverrà l’unico e inimitabile “Barbiere”, a discapito del povero Paisiello...
Oppure fai un approfondimento sulle decorazioni di sala 6, la sala cosiddetta "all'orientale".