Introduzione al percorso museale
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È questa la prima sala del Museo che, con le sue lussureggianti decorazioni, introduce il visitatore al percorso espositivo. Nell’ampia vetrina posta al centro della sala, una sola immagine sonora introduce quattro e più secoli di storia della musica moderna: le arpe e i cornetti richiamano, infatti, il canto con cui - al terzo atto della Favola d’Orfeo di Alessandro Striggi e Claudio Monteverdi (Mantova 1607) - il mitico cantore incanta ed assopisce Caronte nel tentativo di riportare indietro dall’aldilà l’amata Euridice.
Le arpe esposte sono due delle sole quattro arpe cinquecentesche cromatiche (ovvero con più file di corde) esistenti al mondo. Le altre due sono l’arpa Barberini a Roma, e quella Estense a Modena, strumenti meravigliosi le cui decorazioni tradiscono una funzione celebrativa che va ben oltre quella “pratica” dell’esecuzione musicale. Quelli che avete davanti ai vostri occhi, in sala 1, sono invece strumenti reali, concreti, pensati esclusivamente per la musica da camera. A Versailles, tra l’altro, è possibile ammirare il quadro Re Davide suona l'arpa del 1619 in cui compare un modello praticamente identico all’arpa con figura di donna scolpita: è un dipinto del Domenichino, pittore bolognese, sperimentatore, costruttore di strumenti musicali e grande conoscitore della notazione e delle teorie musicali dell’epoca.
Aperto su una pagina in cui viene invece mostrata l’altra arpa, più piccola e in legno d’acero, è esposto un volume degli Harmonicorum Libri di Marin Mersenne, del 1636. Fu uno dei trattati strumentali fondamentali del Seicento – una sorta di manuale “pratico” in cui si discutono la natura, le cause e gli effetti del suono di ogni strumento - simbolo di un’epoca in cui si andavano standardizzando le forme degli strumenti musicali, forme che precedentemente erano assai diverse a seconda delle tradizioni regionali, dei contesti d’uso, degli ambienti sociali di diffusione.
Grazie a questo e altri libri della collezione (per cui Bologna è diventata Città della Musica UNESCO) possiamo conoscere e ricostruire la pratica musicale di un’epoca! Ed è questa una delle chiavi di lettura del nostro museo: in pochi posti al mondo, infatti, è possibile osservare contemporaneamente degli strumenti antichi, come le arpe cromatiche, accanto ai trattati della stessa epoca che ne parlano, accanto alle partiture pensate per essi ed esposte sotto ai ritratti degli illustri compositori che le hanno immaginate.
Se vuoi scoprire come mai una collezione del genere è proprio a Bologna… non ti resta che proseguire il percorso in sala 2.
Oppure fai un approfondimento sulle decorazioni di sala 1, la sala cosiddetta "alla boschereccia".