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Ottaviano Petrucci nasce nel 1466 a Fossombrone, nelle Marche, per poi trasferirsi a Venezia poco più che ventenne. Spinto da due compaesani (il tipografo Bartolomeo da Fossombrone e il liutista Francesco Spinaccino) e venuto in contatto, a Venezia, con i moltissimi stampatori di libri presenti in città, ebbe per primo l’intuizione di applicare il metodo della stampa a caratteri mobili alla notazione musicale. Rendendosi conto dell’importanza e della novità della sua invenzione, già nel 1498 chiese al governo della Repubblica di Venezia di avere l’esclusiva sulle edizioni musicali, ottenendolo per una ventina d’anni.
Il suo metodo consisteva in una tripla impressione: prima il pentagramma, poi le note e infine il testo. Era dunque un metodo molto complesso, e costoso, perché in ognuno di questi tre passaggi si rischiava di non allineare correttamente ogni elemento a quello precedente, dovendo ricominciare ogni pagina da capo. La pratica di far circolare musica manoscritta non venne quindi del tutto abbandonata con l’invenzione della stampa musicale – in molti casi restava la pratica più economica – ma la pulizia delle edizioni petrucciane era talmente bella da leggere e innovativa che, come potete vedere dai due documenti Q.17 e Q.18 esposti accanto a Odhecaton, i copisti cominciarono a imitarne la grafica.
La grande innovazione non risiedeva solo nel metodo, ma anche nella concezione: a partire da Odhecaton, e proseguendo con altre edizioni successive, Petrucci inventa le “raccolte” di spartiti, compilation ante-litteram, in modo da vendere più copie possibili e sostenere gli elevati costi di produzione.
L’elevato numero di edizioni petrucciane (fra quelle esposte in museo e quelle conservate in archivio) rendono la nostra biblioteca una delle più importanti biblioteche petrucciane nel mondo, seconda solo a quella Marciana di Venezia.
Tornato nelle Marche, Petrucci comincerà ad avere degni rivali... Scopri le loro storie oppure torna in sala 5!