Il ritratto di Farinelli (sala 6)

(Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)

Di tutto il ‘700 Farinelli è stato di sicuro il cantante più amato e acclamato dal pubblico. Il suo immenso ritratto a grandezza naturale, ad opera di Corrado Giaquinto nel 1755, mostra un personaggio dal portamento altero, dal volto sereno e dallo sguardo fiero. L’immaginario e il reale sono qui mescolati: le allegorie della musica convivono con i volti dei sovrani spagnoli benefattori del Farinelli, assieme al pittore che dalla penombra sbircia l’effetto che farà sopra l’osservatore lo scenografico colpo d’occhio. E’ molto più che un semplice ritratto (basta confrontarlo con quelli degli altri celebri cantanti e compositori attorno), e molto ci dice della quasi "venerazione" che si aveva per lui, il più grande castrato di tutti i tempi.

Nato ad Andria nel 1705, Farinelli si reca già da piccolo a Napoli per studiare canto con il celebre insegnante e compositore Niccolò Porpora. Comincia così una carriera stellare, in un tour infinito presso i più importanti teatri d’Europa, che culmina nel 1734 quando proprio Niccolò Porpora – che nel frattempo era diventato impresario a Londra – chiama Farinelli per contrastare, a colpi di rappresentazioni sbalorditive e costosissime, l’altro grande teatro londinese, gestito da Händel.

Entrambi i teatri, nel tentativo di superarsi a vicenda, falliscono per bancarotta e Farinelli, dopo un incontro a Parigi con Luigi XV, si trasferisce definitivamente a Madrid presso la corte di re Filippo V, che non riusciva ad addormentarsi senza che Farinelli gli cantasse, ogni sera, le stesse otto/nove arie.

Fu forse anche per questo incarico ripetitivo e stressante che ad un certo punto il celebre cantante chiese di poter smettere di cantare per diventare invece un personaggio pubblico, un impresario e un politico. Il ritratto mostra in effigie i sovrani Ferdinando VI e Maria Barbara di Braganza, successori di Filippo V, che tengono Farinelli a corte per anni, lo insigniscono del titolo di “cavaliere dell’Ordine di Calatrava” e gli affidano mansioni politiche sempre più influenti. Sarà il sovrano successore Carlo III che invece, nel 1759, allontanerà Farinelli da corte, spaventato probabilmente dall’eccessivo potere che quest’ultimo aveva accentrato. Farinelli tornerà nell’amata Bologna per trascorrere lì gli ultimi anni della sua vita, in una villa fuori città oggi non più esistente. La sua tomba è invece nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.

Due piccole curiosità, nei cassetti accanto al ritratto: a destra potete vedere una particolare incisione che mostra il test (ovviamente fittizio) che i Reali di Spagna e Portogallo fecero a Farinelli per certificare che fosse di sangue nobile. Il sangue di Farinelli è tutt’altro che blu, ma la condizione era necessaria per far parte dell’Ordine di Calatrava...

Nell’altro cassetto, accanto ad una lettera all’amico Padre Martini, è invece esposta una pubblicazione che testimonia la celebrità del grande castrato. Il titolo “le Arie preferite da Farinelli” è chiaramente volto a vendere più copie possibili, rendendo il cantante un marchio pubblicitario ante litteram, una garanzia della qualità della musica raccolta nella pubblicazione.

Torna in sala 6 per altre storie.