Il modellino del Comunale di Bologna (sala 6)

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Il modellino è stato realizzato nel 1756 (la data riportata sopra non è corretta) da Martorelli e Garbarini, sul progetto dei Bibiena. A che scopo costruire un modellino di un teatro sette anni prima dell’effettiva realizzazione?

Nel ‘700 le caratteristiche dei teatri erano molto standardizzate, a cominciare dal fatto che il materiale principale di costruzione era, nella quasi totalità dei casi, il legno. A Bologna la famiglia di illustri architetti e scenografi Galli-Bibiena voleva invece costruire un teatro in pietra, il secondo in Italia dopo il San Carlo di Napoli. Avversari dei Bibiena, come l’architetto Dotti e il saggista Algarotti, mostrarono il loro disappunto: il Teatro dev’essere una cassa di risonanza, a chi verrebbe mai in mente di costruire una chitarra in pietra e non in legno? Nacquero così grandi polemiche su come si sarebbe dovuto costruire il teatro, considerando che i soldi per la sua realizzazione erano, tra l’altro, soldi pubblici.

Il modellino esposto aveva dunque la funzione di mostrare come sarebbe dovuto essere il teatro per convincere le persone ad appoggiarne la costruzione, cosa che avvenne anche grazie al fatto che contemporaneamente andò a fuoco il teatro Malvezzi che era, appunto, fatto di legno.

La cosa più interessante è notare le differenze che intercorrono fra questo modello “ideale” e il teatro che noi oggi conosciamo. Le differenze sono di due tipi: quelle già presenti all’atto della costruzione e quelle derivate dal fatto che nel secolo successivo il teatro ha avuto alcune importanti modifiche.

Nel primo caso il motivo è prettamente economico: il soffitto del Teatro, ad esempio, non ha mai presentato il sontuoso affresco in trompe l’oeil previsto dal modellino. Ma anche i palchi sono sempre stati diversi da quelli preventivati: la loro altezza è uniforme, le colonne non sono in pietra e le porticine laterali non sono affatto così maestose. D'altra parte, dovendo convincere le persone, il modellino rappresenta per forza di cose la versione “migliore” possibile che, all’atto della costruzione, è stata fortemente ridimensionata perché troppo costosa.

Nel secondo caso, invece, attraverso lo studio delle differenze fra il modellino ed il Teatro Comunale di oggi, possiamo risalire ad alcune importanti considerazioni sull’opera italiana del ‘700. In particolare focalizzatevi sulla platea: come potete vedere non sono previsti né posti a sedere né una buca per l’orchestra, entrambe cose che oggi diamo completamente per scontate. Questo perché nel Settecento, durante le opere, si stava tutti in piedi, si chiacchierava, si cucinava e si mangiava (motivo per cui i teatri in legno andavano continuamente a fuoco), si giocava d’azzardo, si discuteva di affari e – appoggiati alle balaustre che vedete sul bordo – si flirtava fra platea e palchi. Questo spiega l’effettiva lunghezza delle opere del ‘700, oggi infatti poco rappresentate perché spesso inadatte al nostro modo moderno di vivere il teatro, erede dell’idea wagneriana di teatro come opera d’arte totale, con il pubblico seduto al buio, in silenzio e l’orchestra nascosta.

Ma c’è di più: in uno degli angoli della sala è esposto un altro modellino, che riproduce i giganteschi marchingegni, oggi inutilizzati, presenti sotto alla platea stessa del Teatro Comunale. Con essi si poteva sollevare il pavimento (all’epoca senza poltrone, appunto) portandolo allo stesso livello del palco. Pensate che ancora nel corso dell’Ottocento in Teatro si organizzavano così balli, feste in maschera, spettacoli circensi, persino scontri navali spettacolari riempiendo d’acqua tutto lo spazio…

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