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Se osservate bene i frontespizi di tutti i libretti esposti in queste sale noterete che i nomi dei compositori sono quasi del tutto assenti, o scritti in corpo minuscolo. In maggiore risalto, invece – oltre al nome del committente ed al titolo dell'opera in cima – troverete il nome del poeta, di colui cioè che ha scritto il testo dell’opera. Sarà solo nell’Ottocento, e in gran parte grazie a figure come Gioachino Rossini, che il compositore e la musica cominceranno ad avere maggiore importanza del librettista e delle parole.
Nel ‘700 è certamente Metastasio il librettista per eccellenza, come dimostra il fatto che i suoi 54 poemi vengano musicati più di 800 volte da compositori diversi. Sull’onda delle riscoperta dei classici, le sue storie vengono mutuate dalla mitologia, narrano di grandi eroi e di intrighi di potere, a volte con un velo di satira. Nel secondo cassetto della vetrina a sinistra del ritratto di Farinelli, trovate proprio l’opera omnia di tutti i libretti del Metastasio, spedita in dono all’amico padre Martini. La storia di questo dono è particolare:
Quando Metastasio diviene poeta Cesareo, ovvero poeta della corte dell’Impero Austro-Ungarico, padre Martini gli chiede se può procurargli il “catalogo” della biblioteca dell’Imperatore, con l’intento di capire se ci fosse qualche raro testo che Metastasio avrebbe potuto procurargli. Tuttavia, quando arriva la lista, padre Martini scopre di possedere già tutti i volumi dell’Imperatore... E Metastasio, per non far restare padre Martini a mani vuote, non può fare altro che spedire in dono la pubblicazione completa, in dodici volumi, di tutti i suoi poemi.
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