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Nei primi anni settanta del '700, per il suo ultimo volume della Storia della Musica, padre Martini avvia un monumentale progetto iconografico che lo porterà a raccogliere, in una sola decina d’anni, un’ingente quantità di dipinti e disegni raffiguranti importanti musicisti dell’epoca. In molti casi queste sono le uniche raffigurazioni al mondo dei loro volti, ed in alcuni casi abbiamo addirittura la certezza, grazie a lettere e testimonianze, che i ritratti siano "ufficiali": i soggetti hanno dunque realmente posato per farsi ritrarre, e il loro volto non è frutto di fantasia o rielaborazioni.
Non si può dire la stessa cosa di uno dei ritratti più famosi della quadreria: quello di ignoto violinista e compositore, presunto Antonio Vivaldi. È dal 1938, quando è stato riscoperto da Francesco Vatielli, che il ritratto è oggetto di un dibattito molto serrato circa l’identificazione con il celebre compositore veneziano. In effetti vi è una certa somiglianza con altri possibili ritratti di Vivaldi sparsi per l’Europa, tutti incisi o disegnati, ma nessun altro dettaglio fornisce indicazioni sicure circa il soggetto rappresentato: men che meno il foglio pentagrammato vagamente abbozzato su cui è impossibile riconoscere alcun frammento di musica. Vatielli, nella pubblicazione in cui dichiara il sensazionale ritrovamento, descrive però una ciocca di capelli rosso-biondicci spuntare “disordinatamente da sotto la parrucca”, cosa che per molti anni decretò la veridicità dell'attribuzione (siccome “Prete rosso” era il soprannome di Vivaldi proprio per via del colore dei suoi capelli) nonché la fama di questo dipinto in tutta Europa… ma questo è uno dei misteri del nostro museo: tale ciocca non pare riscontrabile nemmeno ad un'attenta visione del ritratto.
Federico Maria Sardelli ha inoltre sottolineato che la trasandatezza esecutiva del violino, precario nell’impostazione prospettica, unita all’imprecisione dei dettagli della carta da musica e della veste, contrastano fortemente con la nitidezza rifinita con cui invece è dipinto il volto. Questo aspetto suggerisce una datazione del dipinto piuttosto inoltrata – non anteriore agli anni ‘30 del Settecento – che rende ancora più improbabile l’identificazione del soggetto rappresentato (meno che trentenne) con l’allora cinquantenne Vivaldi.
Tuttavia, oramai, in tutto il mondo si associa questo volto alla figura di Antonio Vivaldi. La verità storica e l’affezione del pubblico viaggiano dunque su due binari paralleli, e l’importanza dell’una non può negare il valore dell’altra...
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