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Nel cercare una spiegazione al perché Bologna sia stata, contrariamente al resto d’Italia, una città più wagneriana che verdiana, viene spesso data – non senza un pizzico d’ironia – una motivazione futilmente campanilista: la origini parmensi di Giuseppe Verdi non sarebbero mai state perdonate dal pubblico bolognese… Ovviamente non può essere questo il vero motivo, e se fosse necessaria una dimostrazione basterebbe osservare i libretti originali esposti in vetrina: la prima italiana del Don Carlo di Verdi, per esempio, fu data proprio al Teatro Comunale di Bologna nell’ottobre del 1867.
La vera motivazione è legata alla storia musicale di Bologna, a cui si sono aggiunte alcune questioni editoriali. A Milano la casa editrice Ricordi deteneva, infatti, il monopolio sulle opere di Verdi, fonte di cospicui guadagni. L’altro editore milanese, Francesco Lucca, aveva provato più volte a scalzare la superiorità di Ricordi a colpi di ingaggi e contratti ad importanti musicisti, arrivando talvolta ad intavolare pesanti battaglie giudiziarie. Uno dei tentativi più arditi che Lucca mise in atto fu quello di portare per primo in Italia, dopo anni che viaggiava per l’intera Europa, la musica del compositore tedesco Richard Wagner. Dopo aver acquisito i diritti necessari per mettere in scena il Lohengrin, scelse come meta del suo ambizioso progetto proprio Bologna, città che da sempre aveva avuto una passione esterofila: basti pensare al fatto che il Teatro Comunale sia stato inaugurato con un’opera di Gluck e che in seguito ospiterà per primo in Italia opere di Meyerbeer e altri Grand Opéra francesi con sontuosi cori e balletti, oltre al fatto che fin dall'inizio dell'800 l’ “Accademia dei Concordi” (fondata da un allievo di Stanislao Mattei e di cui anche il giovane Rossini farà parte) portava per prima la musica sinfonica tedesca in città.
Il terreno bolognese era dunque fertile, e Lucca preparò l’evento con grande astuzia. Se osservate bene la data riportata sul libretto esposto scoprirete che i libretti del Lohengrin erano già pronti nel 1869, ben due anni prima dell’effettiva messa in scena! In quei due anni Lucca cominciò a fomentare l’attesa, a muovere l’opinione pubblica, a generare curiosità: i giornali cominciano dunque a parlare della musica di Wagner ben prima che in Italia ne venga ascoltata anche solo una nota. Il sindaco bolognese Casarini e il direttore d’orchestra Angelo Mariani prepararono lo spettacolo nel migliore dei modi, anche a detta del direttore d’orchestra Hans von Bülow mandato a Bologna da Wagner in persona a osservare l’avanzamento delle prove. Dalle testimonianze sappiamo che la Prima, il 1° novembre 1871, contò circa 1000 spettatori, stipati in platea e sui palchi. Il piano di Lucca era andato a segno, al punto che il cronista dell’ “Arpa” scriverà: “gli spettatori non avevano il sembiante di chi si è riunito per divertirsi, ma invece apparivano tutti quanti giurati che dovessero emettere un verdetto in una causa capitale”.
Alla terza delle quattordici repliche, il 19 novembre, all’ombra del palco laterale n. 23, ascolterà con attenzione – prendendo appunti sulla partitura – proprio Giuseppe Verdi, accompagnato da Arrigo Boito. Egli raccoglierà ben 110 annotazioni, di cui 78 assolutamente negative sia nei confronti dell’esecuzione sia dell’opera in se’. All’editore Ricordi scriverà: “Tutto quello che ho visto mi stomaca! Sono così irritato che metterei mille volte a fuoco lo spartito dell’Aida. Non voglio essere lohengrinato! Piuttosto il fuoco”.
Invece, replica dopo replica, la città di Bologna si innamorerà dell’opera a tal punto che verranno commercializzati articoli speciali, come un cappellino con il cigno di Lohengrin sulla cima, una ciambella a tema confezionata con ricetta tenuta segreta dal pasticcere Geremia Viscardi, e addirittura un profumo speciale: un doppio “estratto olezzante” che la pubblicità definisce “indispensabile a chiunque aspiri all’eleganza”.
Da quella data in poi Bologna sarà sempre la prima città italiana in cui approderà la musica di Wagner, e Wagner stesso verrà nominato cittadino onorario dal Sindaco e risponderà lusingato di tale nomina con la lettera che trovate esposta nel cassetto sotto al suo busto.
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