Gioachino Rossini e Bologna (sala 7)

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Nell’800 Bologna non solo è molto attiva teatralmente, ma è anche uno dei centri di didattica musicale più importanti d’Italia. D’altra parte, nel solco dell’illustre tradizione di Padre Martini, della Cappella Musicale di San Petronio e dell’Accademia Filarmonica, nel 1804 aveva aperto persino il Liceo Musicale, novità freschissima di stampo napoleonico, secondo in Europa solamente a quello di Parigi. Gli insegnanti per questa nuova scuola vennero scelti proprio dall’Accademia Filarmonica, fra cui vale la pena ricordare Stanislao Mattei (il successore di Padre Martini) insegnante di contrappunto e Filippo Celli, insegnante di canto.

Per questo motivo, nella prima metà dell’Ottocento, a Bologna gravitano molti giovani musicisti promettenti: fra questi Gaetano Donizetti e Gioachino Rossini. Tuttavia quest’ultimo non si diplomerà mai: siccome il Liceo Musicale era una novità assoluta ancora non strutturata del tutto, ed al contempo la carriera operistica di Rossini era già in rapida ascesa, a soli 17 anni il giovane Gioachino comunicherà al Maestro Stanislao Mattei che avrebbe abbandonato gli studi.

Ma in quegli anni Rossini, che comincia a viaggiare senza sosta per i più importanti teatri d’Europa, resta ancora molto legato a Bologna. Non è solo la città in cui ha studiato, ed in cui verrà nominato Consulente Onorario del Conservatorio con la famosa lettera del 1839, ma è anche quella in cui si sposa ed impianta le sue quattro abitazioni, tutte situate lungo Strada Maggiore. Per due anni, tra l’altro, Rossini abiterà proprio nel palazzo che oggi ospita il Museo, ospitato dall’amico Domenico Donzelli, celebre tenore. E proprio il balcone di questo palazzo fu testimone della leggendaria rottura di Rossini con Bologna, nel 1848, anno di rivolte in tutta Europa.

Alcuni battaglioni volontari, giunti da Roma con l’intento di aiutare i rivoltosi nelle guerre d’indipendenza contro gli austriaci, cantarono proprio in Strada Maggiore un’aria di Rossini. Quest’ultimo, con un pizzico di vanità, uscì sul balcone a benedire la folla… ma la cittadinanza bolognese, che già considerava Rossini un reazionario, interpretò questo gesto come un affronto e cominciò ad inveire e fischiare contro il compositore. Con questo pretesto Rossini se ne andrà in incognito a Firenze per un breve periodo e poi si trasferirà definitivamente a Parigi con la sua seconda moglie Olympe Péllissier. Nonostante le richieste di rimanere a Bologna da parte di personaggi politici quali Ugo Bassi, che proverà a difenderlo dichiarando: “chi ha scritto il Guglielmo Tell non può essere tacciato di scarso amor patrio”, Rossini non rimetterà mai più piede a Bologna.

In quel periodo parigino smetterà per sempre di scrivere opere, stressato dal ritmo incessante del lavoro teatrale che fino a quel momento non gli aveva dato un attimo di sosta, dedicandosi quasi esclusivamente alla “musica da salotto” pianistica e vocale, destinata alle ambitissime Serate Musicali che organizzerà nella sua villa di campagna a Passy fino alla fine della sua vita.

In una lettera del 1861 definirà la città come “nobile patria di aggressioni e mortadelle”. Tuttavia quando comporrà, negli ultimi anni, quel grande capolavoro che è la Petite Messe Solemnelle ripenserà al suo vecchio insegnante bolognese di contrappunto, Stanislao Mattei...

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