La sala del gabinetto
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Nelle residenze degli alti personaggi e funzionari dell’epoca era consuetudine adibire piccoli locali ad uso personale destinati al lavoro privato o ai colloqui riservati, di cui questo cabinet ne è un esempio. Un ambiente così raccolto permetteva a un artista di lasciarsi andare alla ricerca di grazia ed eleganza e a una rappresentazione più minuta delle figure. Le decorazioni sono attribuite alla bottega di Serafino Barozzi, unico a Bologna (ma forse in queste date in tutta Italia) a misurarsi sia in affreschi floreali per piccole stanze come questa che in quadrature per vasti saloni di rappresentanza (Sala 5), in uno stile originale e di ampio respiro europeo.
L’attività svolta per anni in Russia presso la corte di San Pietroburgo aveva impresso in lui i colori e le atmosfere di quella città, insegnandogli la grazia degli ornati e la lucentezza delle conterie in vetro che impreziosivano le residenze degli zar. È in quel clima propizio che l’artista matura una pittura di carattere ornamentale che, di lì a poco, aprirà nuove strade anche all’arte bolognese. Al suo rientro in Italia nel 1770, infatti, una luminosità insolita comincia a ravvivare e rasserenare gli interni dei palazzi, tra soffici drappeggi di tende decorate, veli trasparenti e inserti naturalistici e floreali che alleggeriscono l’effetto di insieme delle finte architetture, che a volte scompaiono e si fanno tutt’uno con lo sfondo.
In questa saletta i colori usati in modo tenue donano trasparenze e delicatezze ai fiori e ai vasi decorati in trompe-l’oeil, alle fronde d'albero e alle esili vegetazioni che incorniciano l'ovale centrale sulla volta, dove figure stilizzate richiamano le pitture parietali di Ercolano o i motivi antropomorfi recentemente scoperti nella Domus Aurea di Nerone.
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