La sala 'del gazebo'
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Prosegue in questa sala il raffinato repertorio legato allo stile di Serafino Barozzi e alla cerchia di collaboratori che in quegli anni si muovevano in enorme quantità nel suo raggio d’azione. In questa felice stagione della pittura bolognese, che coincide con uno degli ultimi apici della pittura di quadratura, la sala si configura con una decorazione architettonica talmente lieve e ariosa da infonderle quasi l’effetto di un gazebo.
Non ci sono pilastri o colonnati a scandire illusivamente le pareti, bensì una sequenza di esili colonnine corinzie e sottili archi finemente decorati che sostengono un finto cornicione terrazzato. Altri archi si intravvedono al di là della balaustra, dove un secondo terrazzo si innalza a dilatare lo spazio come fosse un punto di osservazione dal quale far spaziare lo sguardo tutt’attorno.
Secondo la consuetudine del Barozzi tornano qui i motivi decorativi a natura morta, come gli inserti di piante e fiori che pendono dalle aperture triforate della balaustra, le ghirlande d’alloro a monocromo, i tendaggi trasparenti, ma anche l’immagine della faretra con frecce che ricorre spesso nelle iconografie del palazzo e il medaglione dorato analogo alle sovrapporte della Sala delle Arti.
Tornano i motivi di sapore esotico, come le mezzelune e un pavone blu originario dell’India, e motivi architettonici di gusto neogotico che scandiscono a sesto acuto l’intero cornicione del secondo terrazzo.
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