La sala 'all'orientale'
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Già nel corso del Settecento i nobili bolognesi avevano mostrato sensibilità e interesse per le civiltà lontane, facendo decorare in più occasioni le proprie residenze con richiami turcheschi o cinesi o con ogni tipo di esotismo. Anche nel periodo Neoclassico, quando il rapporto con l’antico si fa più consapevole, non mancano suggestioni esotiche e gusto per lo sconosciuto che, con toni leggeri e variati, dialogano sulle pareti con elementi di culture lontane nel tempo.
In questa sala detta "all'orientale", le mezzelune, le collane di perle di vetro, gli insoliti lampadari a campana con punte a pagoda e le figure femminili acconciate all’orientale con ombrellini e ventaglio, danno un tocco di ricercatezza asiatica che si ricollega alle mode e ad una passione per l’Oriente che aveva trovato la sua massima espressione nella Dacia personale della regina Caterina II a Oranienbaum, in Russia. In quella residenza imperiale estiva, le cineserie non erano solo il frutto di un’epoca vivace in cui la noia era bandita, ma della fantasia di artisti italiani che, insieme a Serafino Barozzi, avevano contribuito a quella impresa fin dal 1762 con i loro disegni e cartoni, immaginando un mondo lontano mai visto.
La pittura prettamente ornamentale di questa sala è ancora legata alla tradizione decorativa settecentesca, che è alla base della formazione del Barozzi, eppure rivela allo stesso tempo le novità di quell’esperienza russa. Anche la finta architettura appare alleggerita e sganciata dalle complessità della quadratura prospettica, e sembra volersi ispirare alla grazia del gotico fiorito. Le finestre polilobate a sesto acuto decorate in alto, ricordano le linee di un polittico del Quattrocento e sembra che siano lì per far entrare la luce dall’alto, come dal claristorio di una cattedrale. Insieme a fiori, piante, tendaggi e veli trasparenti, tutto qui sembra voler conferire un senso di leggerezza e vivacità all’insieme.
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