La sala grottesca
(Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Gli interventi di ammodernamento del palazzo, che avevano coinvolto la struttura e le decorazioni dei vari ambienti, proseguirono anche dopo il 1815 ad opera dei proprietari successivi ad Antonio Aldini. Da quella data in poi qualsiasi artista chiamato a palazzo avrebbe affrontato il confronto con le opere dei maggiori interpreti dell’ornatismo bolognese tra Sette e Ottocento, portando avanti quel prestigio attraverso le forme e i colori tipici dell’Ottocento inoltrato.
In questa saletta le eleganti decorazioni del soffitto e del fregio sottostante attingono all’iconografia del passato e interpretano con vivacità e fantasia un repertorio della cultura archeologica cinquecentesca popolata da esseri ibridi e da animali fantastici. La raffigurazione di sfingi, donne centauro, insoliti delfini, arpie alate, satiri, diavoli e mascheroni si fondono in modo minuto, quasi calligrafico, a forme vegetali, tralci di fiori o ad arabeschi in un’ariosa e bizzarra composizione che si ispira alla cosidetta ‘grottesca’, un tipo di pittura parietale romana tornata in uso grazie all’opera di Raffaello nelle Logge Vaticane.
Nel 1805 ne aveva dato una rilettura neoclassica Felice Giani, decorando alcune stanze private al pianterreno del palazzo, ma la struttura decorativa di questa saletta mostra un’incredibile somiglianza con un’opera bolognese realizzata in pieno clima risorgimentale: le volte del portico della Banca d’Italia decorate nel 1862 dall’ornatista più in voga del momento, Gaetano Lodi.
In quello scorcio di anni infatti il bisogno di affermare un linguaggio artistico unificante su tutto il territorio nazionale, spingeva spesso architetti e progettisti a trarre spunto dal repertorio del Cinquecento, che in pittura trovava un campo molto idoneo alla resa del dato naturale. Motivi floreali e vegetali venivano decorati attraverso una tavolozza molto vivace, e magari con l’utilizzo dell’oro per rifinire ogni contorno.
Di questo modo di ornare così deciso, Gaetano Lodi lascerà in palazzo Sanguinetti una sua personalissima impronta dopo il 1881, nella famosa sala interamente dedicata all’Egitto che si trova all'interno dell'area occupata dalla biblioteca.
Torna in Sala 9.