Collocazione: D.27/2
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Museo internazionale e biblioteca della musica Doni Gio. Battista (Fiorentino) Annotazioni sopra il Compendio de' generi, e de' modi della musica, di Gio. Battista Doni. Dove si dichiarano i luoghi più oscuri, e le massime più nuove, & importanti si prouano con ragioni, e testimonianze euidenti d'Autori classici. Con due Trattati. L'vno sopra i Tuoni, e Modi veri. L'altro sopra i Tuoni ò armonie de gl'antichi. Et sette Discorsi sopra le materie più principali della musica, ò concernenti alcuni instrumenti nuoui praticati dall'Autore. In Roma, Nella stamperia d'Andrea Fei. 1640. in 4°. Sette carte non numerate in principio, poi facc. 420. Non deon mancare per entro il libro delle tavole alle pagine 72-86-102-157-190-352-356 e 419. (Eccone la dedicatoria e l'importante discorso al lettore).«All' Eminentissimo et Reverendissimo Signor Card. Antonio Barberini. Io mi sono ingegnato (Eminentissimo Principe) d' aggiungere con le mie fatiche qualche perfettione alla facoltà musicale; non solo in ritrouare, ò più tosto resuscitare nuoue Armonie; et far fabricare nuoui Istrumenti per sonarle; mà in accomodarli nuone maniere d' Intauolatura per esprimerle; et anco in scoprire molti errori popolari et importanti in questa professione: et in vece d' alcuni vocaboli, et termini rozzi, oscuri, et impropri, con recarne in campo altri più proprij, acconci, et espressiui: con aiuto massime della lingua Greca, che nella musica forse più che in ogni altra facoltà, marauigliosamente predomina et risplende. Gran parte di queste cose ho raccolto, eminentissimo Signore, in questo volume. di cui il fine principale essendo di giouare all' humana conuersatione; non è forse indegno per questo capo (benche per altro sia di vil pregio) di portare in fronte il gloriosissimo nome di V. Eminenza; mentre in qualche modo seconda i suoi generosissimi pensieri; riuolti sempre ad esercitare la sua innata beneficenza à prò del genere humano et dell' arti più pregiate. Con questa fiducia supplico V. E. che si degni d' adottare questo mio picciol parto come cosa sua; accioche quello che gli mancherà per la bassezza del suo genitore, in accreditarsi pel mondo, da rendersi aggradeuole frà i Letterati, et Compositori, gli venga soprabondantemente somministrato dalla sublime grandezza di tanto Padrone; et affidato dalla sua potentissima protettione, non tema le lingue maleuole de gl' emoli et inuidiosi; che in tutte le nouità di momento, et particolarmente di questa sorte, sogliono risentirsi. Et à V. Eminenza facendo humilissima riuerenza prego S. D. Maestà à concederli ogni maggiore e più compita felicità. Di casa il dì 15. di Gennaro 1640. Di V. Eminenza Humilissimo e Deuotissimo Seruitore GIO. BATTISTA DONI.» Al Nobile et Virtuoso Lettore. «Come hò procurato sempre che ogni mia attione apparisca quale ell' è appresso il giuditio del Mondo, così anco non m' è parso fatica di stare à sindicato, quando alcuna di esse da chi che sia potesse essere sinistramente interpretata. Però ti prego Discreto, et Virtuoso Lettore, prima di passar auanti, che ti compiacci d' intendere quello che m' occorre in materia della publicatione di queste mie fatiche Musicali. L' hauer dato fuora gl' anni passati il libro antecedente à questo, forse fuor di tempo; facendo io molto diuersa professione da quella di Musico; et poi in forma di Compendio (onde riesce à molti difficile per causa della breuità) non per altro è seguito, che per tema ch' io haueuo, che qualch' vno non si facesse honore delle mie fatiche; et in particolare della restaurazione de' veri, et antichi Tuoni; in che consiste il più bello, et importante segreto di questa facoltà: hauendo gran cagione di temere di cio, sì per i discorsi molte volte tenuti da me in questa materia; come per quel poco di lume datone già da alcuni uirtuosi Gentilhuomini miei Compatriotti: facendomi gran merauiglia, come da quel tempo in quà nessuno si sia messo di proposito à perfettionare, a ridurre in pratica cosa tanto importante, et curiosa. Mà finalmente n' è cessata in me la merauiglia, quando hò conosciuto per esperienza esserci hoggi in Europa molti pochi, che di questa sorte di Musica erudita et speculatrice habbino vaghezza: se bene altrettanta ammirazione hò preso poi nel considerare la strauaganza di questo secolo; nel quale fiorendo ogni sorte d'eruditione, e scienza; questa sola (che per auuentura è la più bella e di letteuole) sia così poco conosciuta, e stimata. Nessuno dunque dee marauigliarsi che da due secoli in quà in circa che questa Professione insieme con l'altre più nobili hà cominciato à risorgere, materia così principale, come è quella de' Tuoni, sia rimasta frà le tenebre: mà più tosto, che hauendo hauuto l'altre facoltà, verbi gratia, la Medicina, e l' Architettura, molti professori di esse, segnalatissimi nell' eruditione, nel giuditio, nella nobiltà de' concetti, politezza dello stile etc. questa per il contrario sia stata cosi poco auuenturata, che di tanti che ne hanno scritto, solo cinque ò sei al più meritino d' esser letti. Onde procede che tanto gli resti ancora della barbarie de gl' vltimi secoli; et si risenta forse più dell' altre Professioni, delle calamità passate. E tuttauia più in questo che nel restante, sentiamo ogni dì persuadersi il volgo, che si sia peruenuto al colmo; et pareggiati, anzi superati gl' antichi. Mà lasciando questo per vn'altro Discorso; et venendo al successo che hanno hauuto sin ora questi miei scritti, quanto auuerrà che sia bastantemente conosciuta l' vtilità che contengono, non mancherà furse chi si stupisca che in vn secolo così erudito; nel Principato di cosi gran Pontefice, e singolare fautore de gl'ingegni; in vna Roma, doue tanti gran per sonaggi risiedono, e doue ogni nobil professione, e la Musica principalmente è in tanta stima, habbino sin' al presente fatto così poco progresso; e che non si sia già fabricato al meno vna ventina d' instrumenti. Mà cesserà poi ogni stupore in loro, quando haueranno compreso quanto grande sia stata d' alcuni la malignità e l' invidia verso di me; e come in vece di secondare i miei disegni (dal che non poteuano sperare se non honore e profitto) habbino più tosto cercato per ogni verso d' attrauersarli; con screditarli massimamente appresso i Grandi, che con l' autorità loro gli haurebbero forse aiutati, e promossi: doue io posso dire con uerità, di non hauere hauuto vn minimo aiuto, nè d' opera, nè di consiglio; ò sia nel comporre queste opere, ò nella fabrica de gl' Istrumenti: mà il tutto m' è conuenuto cominciare, proseguire, e terminare à costo delle mie vigilie, sudori, e facoltà. Quanto poi io mi sia in ciò affaticato non dee giudicarsi solo da questi trattati, e dagl' Istrumenti che hoggi si praticano; poiche altrettanto forse, ò più, m' è bisognato trauagliare in dar ad intendere ad alcuni amici presenti co' l discorso, et altri absenti con lettere, l' essenza e proprietà de' veri Tuoni, et l' vso loro; e de gl' Istrumenti per ciò fabricati; et in altre cose simili. Mà non pertanto mi pento, ò mi pentirò giamai delle fatiche durateci; benchè cosi poco gradite. Prima, perche al virtuoso operare è bastante premio la conscienza istessa. Secondo, perche hauendo sin da principio conosciuto che questa non è mercantia da ogni fiera, come si dice; et hauendone per ciò escluso la Volgar Gente, come si può vedere nella fine del Com pendio; e dall' altra banda vedendo ch' è stata accarezzata, e gradita più che non saprei desiderare da due ò tre Signori non meno per l'esquisita letteratura, che per la nobiltà del sangue, e gentilezza de' costumi singolarissimi; oltre l'Eminentissimo Signor Cardinale Antonio Barberini Principe d' incomparabii generosità, e d'elegatissimo intelletto (à cui l'editione di questo libro singolarmente è douuta) assai mi pare d' hauere conseguito il mio fine, vedendola essere piaciuta à chi era principalmente destinata. Nè dubito punto che dall' esempio di quelli molti altri mouendosi, si compiaceranno d'essercitarsi in questa veramente nobile e cavalleresca musica; nella quale spatiosissimo campo se gl' apre di nouità singolari et eccellenti in ogni sorte di melodia. Però a voi riuolgendo il ragionamento, ò Giouani nobili et eruditi, che delle dolcezze Musicali prendete diletto, con vn solenne inuito v' essorto a far qualche saggia di questa, già tanti secoli Musmarrita, et hora per la Dio gratia rinouata sica (doppo che hauerete impiegato qualch' ora in questi miei deboli scritti) promettendoui che vi trouerete forse cose molto maggiori della vostra aspettatione, e che mediante essa vi sarà facile di segnalarui frà gli altri nelle compositioni; non meno che gli soprauanzate nella nascita, e nella dottrina. Sappiate dunque valeruene, spiriti gentili e nobili; et à gloria del Sommo Iddio, ad ornamento della sua Chiesa Santa, e per honesto vostro diporto, e confusione di certi guastamestieri (che non vorrebbono vedere queste nouità) perfettionate quello che per vtile delle Signorie Vostre è stato da mè volonterosamente intrapreso. Vi prego poi a scusare con la vostra solita cortesia il rozzo stile, e l' ordine poco esatto di questi miei scritti; prima perchè non hò hauuto tempo di riuederli e limarli, come conueniua. Secondo, perchè hò premuto assai nella chiarezza per essere inteso da tutti (quelli cioè che possiedono i principij di questa facoltà ) onde taluolta m' è conuenuto seruirmi con qualche scapito dell' eleganza di voci basse e scolastiche, e ridire le stesse cose. Terzo, perchè molte aggiunte v' hò fatto di poi sparsamente in quà e là, secondo che mi veniuano in fantasia: e per ciò vi si troueranno ageuolmente molte cose strauolte, e poco attaccate. Quarto, perche studiosamente mi sono seruito d' alcuni vocaboli e locutioni non vsate forse nel buon secolo, e da gl' Autori classici, per qualche particolare energia che mi pareua che hauessero: non mi essendo mai piaciuta l'opinione di coloro, che per volere troppo scrupolosamente osseruare certe regole et autorità di Scrittori, impoueriscono le lingue inuece d' ampliarle e d' arricchirle con la diuersità de gli stili. E quinto finalmente, perche non hò mai fatto professione di questa nostra lingua volgare, mà più tosto della Latina; nella quale penso di publicare, piacendo à Dio, l' altre o pere Musicali che hò per le mani eccettuate però le seguenti, ch' erano à ordine per istamparsi in questo Volume, se non fusse cresciuto troppo, e la scarsità del tempo non me l' hauesse vietato.
Trattato sopra il genere Enarmonico. Discorsi cinque: I. Del Sintomo di Didimo e di Tolomeo. - II. Del Diatonico equabile di Tolomeo - III. De gl'Istrumenti di tasti - IV. Della dispositione, e facilità delle Viole Diarmoniche. - V. In quanti modi si possa adoprare l' accordo perfetto nelle Viole Diarmoniche. Alcune Modulationi. Le quali con altra più commoda occasione (piacendo à Dio) si daranno fuori. Viuete felici; e ricordateui, che Musicam tractantibus posita, est palma in medio omnibus.» Intorno al soprascritto Discorso del Doni nulla qui aggiugniamo, poscia chè scaturiscono da per se stesse le induzioni senza spendervi sopra altre parole. A pag. 182, parla l' autore de' differenti coristi d' Italia che in un luogo eran più bassi o più alti che altrove.
Nomi: Doni, Giovanni Battista.
Editori: Fei, Andrea.
Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna: I, p. 209RISM : B/VI, p. 272e
Antiche collocazioni: 0040 (catalogo Sarti, circa 1840)
ID: 1939 Segnalazioni (errori nella scheda, suggerimenti bibliografici ecc.)
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